mercoledì 2 luglio 2008

MIO SIGNORE E MIO DIO!

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Ricordiamo un grande apostolo della fede: san Tommaso apostolo. Di quest'uomo di Dio è facile ricordarne la sua fisionomia, spesso lo nominiamo sopratutto quando stendiamo a credere a qualcosa o a qualcuno, ci definiamo come lui. Ma Tommaso, più che ricordarlo così, forse è il caso di pensarlo diveramente.
Tommaso era una persona che doveva amare moltissimo il Signore, se arrivò a dire agli altri: «Andiamo a morire con Lui» (Gv 11,16), in quel momento delicato in cui Gesù decide di andare a Betania da Lazzaro, pur sapendo che, per lui (e dunque per i suoi), quella zona di Giudea, per la sua incolumità era a grave rischio. Ma Tommaso nel Vangelo ha una reazione tutta sua di fronte alla notizia che Gesù è risorto e che è apparso proprio quando lui non era presente (vedi Gv 20,24-29): non ci crede! La sua testardaggine gli fa dire che per crederci deve vedere e toccare.
Vedere che cosa? Il segno dei chiodi! Toccare che cosa? Il posto dei chiodi e il costato aperto, là, dove la lancia ha forato fin quasi a giungere al cuore. Ecco che in questo momento l'uomo che ama fortemente vacilla, ma la condiscendenza di Gesù lo ha guarito.
In genere diciamo che i santi sono i nostri modelli nella fede. Però può risultare un pochetto strano avere come modelli di fede un san Tommaso. Egli infatti non crede! «Beati quelli che pur non avendo visto crederanno» (v.29), gli dice Gesù: ossia, beati noi che, a differenza di san Tommaso, crediamo in Gesù pur non avendolo visto. Allora, cosa significa "credere"? Non si dice forse: «Vedere con gli occhi della fede»? Lo stesso credere dunque è un modo di vedere? Non è un caso che, nel Vangelo di Luca, Gesù dichiari "beati" i discepoli proprio perché vedono: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete» (Lc 10,23). Allo stesso modo, il Salmo 27 fa della "visione di Dio" il desiderio più alto di chi crede: «Ha detto il mio cuore: "Cercate il suo volto; il tuo volto, Signore, io cerco» (v. 8).
Credere in Dio è desiderare vedere il suo volto! In questo senso, san Tommaso è il modello del discepolo. Anziché sentirci "più beati" di lui, lasciamoci dunque provocare da lui. Che cosa significa per noi "credere"? Credere in Gesù per noi significa cercare il suo volto, desiderare toccare la sua carne? Avere fede è "essere in contatto" con Gesù, è "essere toccati" da Lui. Tommaso ha veduto e ha toccato e S.Gregorio Magno dice che egli, toccando Gesù, guarisce la nostra debole fede.
Sia anche per noi, le stesse parole dell'apostolo Tommaso, motivo di preghiera e di cammino nella fede: Mio Signore e mio Dio!