venerdì 22 agosto 2008

DICONO E NON FANNO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

"Dicono e non fanno", così dice Gesù di quanti pensano e dicono di osservare coloro che si sentono a posto davanti a Dio (vedi Mt 23,1-12). Il vangelo di oggi fa parte di una lunga critica di Gesù contro scribi e farisei (Mt 23,1-39). Luca e Marco hanno appena qualche tratto di questa critica contro i capi religiosi dell'epoca. Solo il vangelo di Matteo la espone lungamente. Questo testo così severo lascia intravedere la polemica delle comunità di Matteo con le comunità dei giudei di quell'epoca in Galilea e Siria.
Ora, ogni pagina del vangelo è scritta per tutta la Chiesa. Gli scribi e farisei siamo noi, invitati a riconoscerci in loro. Il problema presentato da questo brano è sempre lo stesso: al centro di tutto poniamo Dio o il nostro io? Gesù critica gli scribi e i farisei, e noi con loro, perché fanno tutto per essere visti e lodati: "Fanno tutte le loro opere per essere visti dagli uomini" (v.5). Si preoccupano di recitare la parte dell'uomo pio e devoto più che di vivere un sincero rapporto con Dio.
L'evangelista Matteo in questo brano evangelico, vuole mettere a confronto due immagini di Chiesa. L'una farisaica, pomposa, appariscente e vuota, dominata da capi avidi di onore e di potere; l'altra cristiana, costituita da amici e da fratelli. Quest'ultima non è anarchica, perché è guidata direttamente da Cristo e dal Padre, di cui tutti sono ugualmente figli. Coloro che vi esercitano funzioni o incarichi sono chiamati a testimoniare con le opere più che con le parole la presenza invisibile del Padre, non a sostituirla.
La Chiesa di Cristo è una comunità di uguali, una fraternità che ha come criterio di discernimento il servizio. In essa esiste una diversità di ruoli e di responsabilità, che però devono essere svolti come servizio. Questo stile ha come modello Gesù stesso, il quale è venuto per servire (cfr Mt 20,26).
La logica dei rapporti che deve regolare la comunità cristiana è quella dell'umiltà. La condizione dettata da Gesù: "se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 18,3) è l'atteggiamento esattamente opposto a quello dell'autoesaltazione degli scribi e dei farisei.
Preghiamo con fiducia il Padre, incoraggiati da Gesù che è venuto a portare il peso di tutte le nostre sofferenze, e perché ci lasciamo sempre guidare dal vangelo del suo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore, che vive e regna con te nei secoli dei secoli. Amen.