venerdì 19 settembre 2008

PREPARARSI A RICEVERE LA PAROLA

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Continua il capitolo 8 del Vangelo di Luca dove viene presentato il seminatore della Parola (vedi Lc 8,4-15). In questa parabola, tratta dai campi, non abbiamo un contadino incapace, ma un grande ottimista che spera che anche le pietre diventino terra feconda e che dal suolo arido della strada spuntino spighe piene e mature. Dalle parole che leggiamo, possiamo dire che Gesù annuncia la sua parola a tutti, cattivi e buoni, "perché Dio, nostro salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità" (1Tm 2,4). Dio infatti non esclude nessuno. Egli si riolge a quani accorrono a Lui da ogni parte. Egli è venuto a salvare i peccatori (5,32), a guarire i malati (5,31). La sua azione è diretta ai nemici più ostinati, ai peccatori più induriti. Non ha guardato ai buoni, ai santi e agli eletti, dimenticando gli altri (come spesso facciamo noi), ma ha rivolto lo sguardo e l'attenzione a tutti. Quindi vi è una parola di salvezza destinata a ciascuno... a tutti. Gesù stesso nel momento che fornisce una chiave di lettua della sua stessa parola, questa assume, allora un valore oggettivo veramente pregnante. Nella parabola del seminatore, Gesù ci fornisce una chiave di lettura che ci invita ad una riflessione profonda per una vera conversione. Il seminatore sparge il seme su tutti i terreni è la figura che Gesù usa per indicare la Parola di Vita che Egli stesso ci dona in abbondanza. La mancanza dei frutti, dei frutti buoni che derivano dall'ascolto della sua Parola, non nasce dal poco seme seminato. Il seme è senz'altro buono ed è capace di dare buon frutto; il seminatore non si stanca mai di diffonderlo sui terreni. Quello che fa la differenza è la capacità del terreno ad accogliere in profondità. I quattro tipi di terreno diverso della parabola indicano le diverse disposizioni, interiori ed esteriori, con i quali possiamo accogliere la Parola di Dio. Sulla strada il seme rotola via senza neanche germogliare: rappresenta il cuore duro e freddo insensibile alla Parola che neanche vuole sentirla. Il seme germogliato tra le rocce e che muore subito, rappresenta l'accoglienza superficiale della Parola di Dio che non riesce ad attecchire. Alla prima gioia dell'annuncio, allora non corrisponde un cambiamento della vita e quindi la Parola stessa muore facilmente. Il seme che riesce a germogliare tra le spine rappresenta la Parola di Dio che non riesce a farsi strada nelle diverse difficoltà della vita. L'autore della Lettera agli Ebrei parla di una fede non matura perché crede in Gesù e nel suo Mistero ma non lo considera inserito pienamente nella propria vita. Il germoglio, così soffocato non produce frutto. Il seme che trova il terreno fecondo rappresenta i frutti della Parola di Dio accolta da un cuore buono e perfetto. Il seme che muore, dice Gesù, produce molto frutto, così la Parola vissuta nel Mistero della croce e risurrezione produce i frutti per la vita eterna.
Ora, questo seme, infatti, che sembra cadere quasi indifferentemente in luoghi diversi, trova radici solo in un "cuore buono", che è capace di custodirlo nel tempo. Proprio di Maria, la madre di Gesù, è detto nel Vangelo che custodiva la Parola e la meditava nel suo cuore. Lei è stata capace di conservare gelosamente quei segnali che le venivano dal mistero di Dio. Ci ha pensato e ha cercato di leggerne il significato profondo. Lei è stata capace di dimorare, con pazienza e amore, nella Parola, della quale era stata la prima casa. Essere dimora di Dio e dimorare in Lui sono le realtà più semplici e insieme le più alte della contemplazione nel quotidiano. Nel percorso, spesso ripetitivo, delle nostre giornate possiamo conservare la gioia di un incontro profondo con il Signore se gli facciamo spazio nelle tante urgenze, se gli concediamo posto nelle nostra agenda fitta di occupazioni. Basta un pensiero, uno sguardo interiore, a creare uno stato di fecondità, che ci permette di portare frutto lungo giornate, che potrebbero apparire grigie.
Fermiamoci in un ascolto silenzioso, facciamoci aiutare dai santi martiri coreani e peghiamo così: Signore Gesù, seminatore della Parola, prepara il nostro cuore a riceverla, rendilo permeabile e profondo, liberalo dalle spine e dalle pietre, in modo che anche noi, come la terra buona, possiamo portare un frutto che rimane, per i secoli dei secoli.