domenica 28 dicembre 2008

ASCOLTO DOCILE DELLA PAROLA E AMORE

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Mancano pochi giorni alla chiusura del 2008. La liturgia pur cambiando le altre letture, ci fa riascoltare quasi per intero il brano della presentazione al Tempio di Gesù, che abbiamo ascoltato nella festa della Santa Famiglia (vedi Lc 2.22-35).
Già altre volte ho voluto sottolineare che la Parola di Dio è sempre nuova, nonostante che si legga e si rilegga. Forse è il caso di dire che ancora non abbiamo capito, non siamo entrati in profondità.
La liturgia ci accompagna dentro il mistero della famiglia di Nazaret. Il bambino Gesù, nato all'interno del popolo ebreo, partecipa alle sue leggi e prescrizioni. La presentazione al tempio, a quaranta giorni dalla nascita, non si riduce a un atto giuridico e formale; realizza invece la prima effettiva consegna al Padre, partecipata dall'offerta di Maria e Giuseppe. Gesù si presenta al tempio come la vittima vera del nuovo sacrificio, e viene riconosciuto dai depositari delle promesse di tutto il popolo. Nel vangelo di oggi incontriamo solo Simeone, “uomo giusto e timorato di Dio”. Il nome di Simeone contiene in sè la radice dello shemà. Lo Shemà (Ascolta) non è una vera e propria preghiera, ma piuttosto una professione di fede.
Simeone è l'uomo dell'ascolto, l'uomo capace i sentire, poiché egli “sentiva” spesso la voce di Dio. Ma lo Spirito Santo non si accontentava di parlare a Simeone: “era su di lui” cioé, il Signore lo aveva colmato di ogni grazia e ne faceva una persona retta e, insieme, ardente, che serviva Dio e il prossimo con venerazione e devozione, perché l'amore per il prossimo nasce dall'ascolto docile alla Parola di Dio.
Questa docilità l'ha condotto nella vita ad attendere il “conforto d’Israele”, cioè il Consolatore, il Messia. La stessa grazia, azione dello Spirito lo mosse a riconoscere la presenza di Dio nel Bambino Gesù e seppe immediatamente che la sua attesa era terminata. La storia del vecchio Simeone insegna che la speranza, anche se non subito, un giorno si realizza. Non si frustra, viene realizzata. Ma la forma non sempre corrisponde a ciò che noi immaginiamo. Simeone aspettava il Messia glorioso di Israele. Giungendo al tempio, in mezzo a tante coppie che portano i loro figli, lui vede una coppia giovane di Nazaret. Ed in questa coppia povera, con il loro bambino, vede la realizzazione della sua speranza e della speranza del popolo:"I miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele."
La Parola di Dio porta ad una contemplazione di Dio (vista come visione) interiore ma che conduce ad una visione esteriore che porta pace al proprio animo.
Ma tutto questo deve portare a gesti di amore, perché solo così diviene credibile l’annuncio del Vangelo, nonostante le umane fragilità che segnano le persone.
Preghiamo allora, perché la nostra vita sia come quella di Simeone, capace di ascolto della Parola di Dio, una vita ricolma dello Spirito di Dio, una vita pronta a condividere e a compiere la volontà divina.