mercoledì 28 gennaio 2009

SUL CANDELABRO DELLA NOSTRA ESISTENZA

(foto: fonte: http://www.lectiodivina.it/foto%20gallery%20lectio/140.jpg)


Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!



Il brano che ascoltiamo oggi, nella celebrazione della beata
carmelitana Arcangela Girlani, è difficile comprenderlo se non lo si collega alla spiegazione della parabola del seminatore che li precede. Esso contiene due piccoli brani del Vangelo di oggi con due immagini diverse (vedi Mc 4,21-25), quasi a dire se non c'è ascolto profondo di quanto il Signore ci dice, non possiamo arrivare alla misericordia e al perdono.
Il primo simbolo che contiene il brano è una la lampada. Con questo simbolo Gesù non fa altro che mettere in guardia chi si siede attorno a Lui per ascoltarlo, coloro che l'accolgono e portano frutto, non la possono tenere per sé. Qui Gesù non fa una lezione di elettricità o di luce, ma cerca di far capire che la Parola di Dio ha la stessa funzione della lampada per i nostri passi. L’insegnamento di Gesù non può venire nascosto o mimetizzato con la banalità dei fiumi di parole che invadono le nostre giornate. E tanto meno può stare nascosto (sembra che qui ci sia un riferimento sul vangelo rivelato ai piccoli) tra le tante faccende della vita. Quella parola che opera in loro deve essere condivisa, perché illumini e orienti anche gli altri.
In un tempo come il nostro, in cui si vorrebbe privatizzare la religione e fare una cesura, porre un muro tra la fede e la vita, il Vangelo del Signore, la buona notizia del Regno, ha bisogno invece di essere posta sopra il candelabro dell’esistenza, resa visibile a tutti, perché possano trovare speranza e forza nel cammino.
Il detto finale, infine, richiama l'esperienza quotidiana in cui i ricchi divengono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Così sarà anche per chi ascolta la Parola di Dio e porta frutto: il Signore gli concederà una conoscenza sempre più profonda del mistero del Regno.
Il testo, dunque, ci presenta il discepolo di Gesù come colui che, allo stesso tempo, è orientato all'esterno verso i fratelli e chiamato a rientrare in se stesso per mettersi in ascolto attento della parola del Signore. I due movimenti si completano e si rimandano l'uno all'altro: nel momento in cui cercherò di testimoniare, attraverso i gesti e le parole, che Cristo è la luce che orienta la mia vita, scoprirò che cresce in me il desiderio di mettermi alla sequela di Gesù, in ascolto della sua parola, per poterlo sempre più conoscere. E questa maggior conoscenza che mi sarà donata non consisterà semplicemente in un maggior sapere, ma in un'accresciuta capacità di sentire, di agire e di giudicare come Gesù.
Interroghiamoci ancora: “Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O non piuttosto per metterla sul lucerniere?”.
Preghiamo lo Spirito Santo perché ci aiuti a comprendere il senso delle Scritture e ad essere testimoni trasparente della Parola.