giovedì 26 marzo 2009

CAMMINIAMO NEL SILENZIO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Nel Vangelo di questo venerdì (vedi Gv 7,1-2.10.25-30) troviamo il dramma di Gesù abbandonato dai capi della sua nazione.
Gesù si muove dalla Giudea verso la Galilea: il Messia non è stato accolto dai Giudei che, anzi, cercano di ucciderlo. Gesù va a Gerusalemme per la Festa delle Capanne, una festività di ringraziamento a Dio per il raccolto dei campi e durante la quale gli ebrei vivevano in capanne per ricordare il passaggio nel deserto durante l'Esodo (La festa pare avere proprio uno stretto collegamento con l'attesa messianica che i Vangeli sanciscono compiuta in Gesù di Nazaret). Gesù partecipa di nascosto ma, riconosciuto, afferma nuovamente di essere il Cristo, suscitando altra ostilità nei suoi confronti. Qui i giudei confermano la loro incapacità di interpretare correttamente le Scritture, aspetto che Gesù coglierà anche durante l'Ultima Cena (cfr. Gv 16,3; 17,25).
In questo brano, l'evangelista Giovanni ci presenta in poche righe il volto fragile di un Dio, che avendo assunto la nostra umanità, ha preso su di sé anche le nostre debolezze, le nostre angosce, il terrore della morte. L'immagine del Messia, potente e misterioso, che i Giudei inseguono, non si addice a quest'uomo, "figlio del falegname", originario di una piccola e sconosciuta borgata della Galilea.
Eppure lui, un giorno, continuerà a dare scandalo ai suoi nemici proclamandosi figlio di Dio. E nonostante la loro ostilità aumenti fino a decidere la sua morte, egli rivendica di essere il mandato dal Padre da cui ha ricevuto la dottrina e il potere di operare in giorno di sabato e di fare miracoli. Infatti, tutta la sua missione è da Dio: Gesù è il Messia atteso dalle genti.
L’ora della verità però non è giunta, non è arrivata. In realtà la luce si manifesterà in tutta la sua pienezza sulla croce. Tutto si compirà nella persona del Messia, come ci fa apprezzare l’episodio odierno. Ma in questa situazione l’animo del giusto non rimane triste. Dio fa elevare un accorato atto di fede per mezzo del salmista: “Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spirito affranti. Molte sono le sventure del giusto, ma lo libera da tutte il Signore”.
In questo tempo di Quaresima, allora, siamo chiamati a camminare nel silenzio del deserto, per ascoltare la Parola che suscita in noi interrogativi, ai quali è urgente rispondere: quale senso ho dato alla mia vita? Sono alla sequela di Gesù, realmente, oppure seguo più una tradizione, un rito del quale non posso fare a meno per abitudine? Dobbiamo imparare a vivere i momenti forti della liturgia, la Quaresima in particolare, non come un "tempo di mezzo" prima della festività, ma come l'opportunità che ci viene offerta per vivere a pieno la Resurrezione di Cristo.
Domandiamo al Signore che ci dia la forza di essere suoi imitatori e non dei malvagi. Che ogni situazione sia per noi occasione per manifestare la luce di Dio. E chiediamo di sapere accettare l’atteggiamento degli altri che qualche volta potrebbe essere anche di condanna verso di noi, di critica. Invece di inasprirci verso di loro cerchiamo piuttosto di correggerci. Così saremo sulla buona strada, in compagnia di Gesù.