domenica 29 marzo 2009

CHI DI VOI E' SENZA PECCATO, SCAGLI LA PRIMA PIETRA!

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Nel Vangelo di oggi (vedi Gv 8,1-11) è presentato uno degli episodi più suggestivi della vita terrena di Gesù. Egli si trova costretto ad intervenire riguardo alla condanna di una donna buttata ai suoi piedi perché trovata in flagranza di adulterio (Attenzione! Si parla qui di donna per via del maschilismo religioso, ma metteteci anche l'uomo, perché entrambi compiono l'adulterio).
Secondo la legge di Mosè, doveva essere lapidata. Ma Gesù, di fronte a questa scena violenta, tace; si china a terra e scrive sulla sabbia. Gesù sa che hanno condotto la donna a lui per tendergli un tranello. Se Gesù assolve la peccatrice si mette contro la Legge; se la condanna rinnega la sua pre-dicazione e perde credibilità. Ambigui e astuti! Nel primo caso potranno condannarlo, nel secondo screditarlo. In questo suo silenzio, possiamo sentire nell'aria una stranezza: Il Signore che con la sua parola crea, redime, salva... adesso tace. Anche la donna tace, sa solo che la sua vita è appesa a un filo, a una sentenza che può uscire dalla bocca del giovane profeta. Gli unici che continuano a sbraitare sono gli scribi e i farisei.
Cosa significa questo silenzio di Gesù? Mi viene in mente in questo momento una canzone del 1968 di Franco IV e Franco I: "Ho scritto t'amo sulla sabbia". Mi faccio aiutare da questa canzone, per farvi capire in flash, più o meno, questo atteggiamento di Gesù.
Il brano dice: "Ho scritto t'amo sulla sabbia..." Gesù ha scritto anche lui t'amo sulla sabbia, elencando i peccati della donna, elencando i nostri peccati: i peccati di ogni uomo e di ogni donna... e perché proprio sulla sabbia? La canzone continua dicendo: "e il vento poco a poco se l'é portato via con se...". Gesù ha scritto sulla sabbia i suoi peccati per gettarli al vento, per cancellarli nel nulla. Il suo amore è così forte che supera ogni barriera. Infatti, Egli aveva proclamato solennemente: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Gesù guarda negli occhi e nei cuori. Guarda proprio quei cuori dove è già scritta la condanna. Si rivolge proprio ai cuori duri di chi non conosce il riscatto, la salvezza e la misericordia. Gesù allora, per smascherare la loro ipocrisia, dona loro la possibilità di salvezza, proprio per loro, che non vogliono la salvezza altrui.
Ma sulla sabbia scrive anche i peccati degli accusatori. Egli non condanna neanche gli scribi ed i farisei; a loro la porta della salvezza non è chiusa se sapranno riconoscere l'ipocrisia del loro agire. Ma Gesù non scrive solo sulla sabbia, Egli scrive anche sul suo cuore. La canzone continua dicendo: "L'ho scritto poi nel mio cuore, ed é restato lì...". Direbbe Sant'Agostino: "Rimasero in due, la miseria e la misericordia".
Carissimi siamo tutti nel cuore di Dio, nella sua misericordia. Quello stesso cuore, quella stessa misericordia che alla fine è appesa al cuore della Croce. Ora questa misericordia di Dio, possiamo comprenderla nell'invito a riconoscersi peccatori; invito per tutti, anche per chi non usa misericordia verso gli altri. Chiediamo al Signore questa grazia!