domenica 19 aprile 2009

Lunedì della II settimana di Pasqua

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Iniziamo una nuova settimana e il Vangelo di quest'oggi ci porta a conoscere un personaggio di cui abbiamo sentito parlare tante volte: Nicodemo (vedi Gv 3,1-8).
La domanda di fondo al Vangelo è questa: come si accede al Regno di Dio? Chissà quante volte anche con altre parole l'abbiamo sentito. Per esempio: Maestro buono che devo fare per ereditare la vita eterna? (Mc 10,17) Espressione riportata sia in Luca e in Matteo.
Ma che significa questa ricerca dopo la risurrezione di Gesù? Abbiamo visto ieri in una cornice ricca di significato, la fatica di Tommaso. E' la nostra fatica. Ed è talmente tanta che le nostre resistenze sono dure da scalfire.
Credere è un impegno e non è facile svivere nel dolore, il non riuscire a superarlo. Lo è stato per gli apostoli è lo per noi.
L'Evangelista Giovanni ripresenta tutto questo, insieme alla domanda, attraverso la vita di Nicodemo, un uomo in ricerca, che crede ma che non vuole perdere la faccia e le proprie posizioni sociali. Che non accetta supinamente il rifiuto di Gesù come gli altri Giudei del suo gruppo. Per questo vuole un incontro personale, vuole poterlo guardare negli occhi e rivolgergli quelle domande che ha nell’anima, soprattutto dopo aver visto i miracoli compiuti dal Maestro.
Giovanni con grande pensiero ci presenta dei particolari di quest'uomo. Anzitutto va di notte a cercare Gesù, timoroso di essere scoperto.
Qui avviene un dialogo particolare di cui l'evangelista ne riporta solo una parte. Un dialogo con un suo dinamismo ma che non arriva subito ad un incontro dell'anima. Lui, infatti, è uno stretto osservante della Legge e ciò gli impedisce di abbandonarsi a un insegnamento che viene dallo Spirito. E la Parola di Gesù non riesce a trovare accoglienza nel cuore di un uomo in ricerca, ma troppo preoccupato di sé, desideroso di certezze.
Il Maestro tenta di farlo uscire dai suoi schemi mentali, lo sprona: bisogna rinascere, amico Nicodemo. Rinascere, cioè cambiare, convertirsi, abbandonare il passato e le sue seduzioni e povertà. Finché restiamo legati alle nostre paure, alle nostre fragilità, alle posizioni acquisite, non riusciremo mai a capire la posizione del nuovo, ciò che il Signore mi chiede qui e oggi. Ci teniamo troppo alla nostra tranquillità. Il nuovo ci fa paura. Bisogna rinascere per vedere il regno di Dio. Dio c'è, abita le mie giornate, è presente nella mia vita. E' il mio sguardo ad essere povero, è il mio "dentro" ad essere ancora troppo pesante, stiamo di fronte a Dio in modo ‘ingessato’, dentro le nostre idee. Dio c'è, risorto e glorioso, a me di riconoscerlo e celebrarlo. E questo avviene sempre, anche quando si è vecchi o stanchi. Che il Nicodemo che c'è dentro di noi sappia rinascere, ardisca di cambiare, si converta, infine.
Preghiamo lo Spirito Santo perché ci fortifichi, ci aiuti a rinascere nuovamente e così risorgere con Cristo!