martedì 14 aprile 2009

Mercoledì fra l'Ottava di Pasqua

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il brano che la liturgia ci propone oggi ci mostra tutta la delicatezza con la quale Cristo si fa riconoscere, di come rispetta i nostri tempi (vedi Lc 24,13-35). Chissà quante volte ci siamo soffermati su questo brano. Forse come i discepoli di Emmaus ci siamo messi in cammino per discutere insieme lungo la via.
I due discepoli se ne vanno da Gerusalemme, forse è troppo doloroso rimanere nel luogo in cui si sono svolti i fatti, o forse anche pericoloso. Ma anche nella nostra vita capita così. Spesso scappiamo dai luoghi che ci ricordano la sofferenza, la morte. La tristezza di queste persone è grande e tutte le aspettative su Gesù sono state infrante, anzi appese ad una croce e poi, dopo tre giorni "sparite".
Questa loro tristezza la possiamo è giustificata ancora oggi così: quante volte il Vangelo viene sconfitto, quante volte l'odio vince sull'amore, il male sul bene, l'indifferenza sulla compassione. Però, anche se abbiamo questi giusti motivi per giustificare la nostra tristezza, qualcuno, un forestiero (dice il Vangelo), forestiero al modo comune di pensare, vedere... si avvicina alla loro sofferenza, ma non lo riconoscono, come già è accaduto a Maria. È Gesù stesso a far fare loro un cammino verso la vera comprensione del suo mistero, dalla Scrittura all'Eucaristia.
Il cammino che fa fare Gesù Risorto scalda il loro cuore. Il cammino che Gesù fa fare a ciascuno di noi, non può che scaldare il cuore, farlo innamorare tanto da dirgli una preghiera semplice: "Resta con noi". È quanto basta perché il Signore possa aprir loro gli occhi su una realtà che va ben oltre i loro angusti desideri. "Speravamo che liberasse Israele". Una liberazione politica, limitata ai confini nazionali. Gesù invece è morto e risorto "non per la nazione soltanto". Noi sogniamo di essere liberati dal male da situazioni difficili, dalla fame, dalla guerra... Egli va più nel profondo: al cuore. È il nostro "io" più vero che deve essere liberato da quanto lo inquina. Sarà allora possibile "tornare sui nostri passi", verso gli altri con cui condividere l'impegno di operare per la libertà.
Gesù, il forestiero, resta, si mette a tavola e spezza il pane. A quel momento i loro occhi si aprono e riconoscono Gesù. Nella loro vicenda è descritto il modo dei discepoli di ogni tempo, anche del nostro, di incontrare il Risorto: ossia, ascoltando le Scritture e partecipando alla mensa eucaristica.
I due discepoli intraprendono il viaggio a ritroso, tornano a Gerusalemme, non scappano più, ma con la gioia nel cuore corrono a testimoniare ai loro fratelli che Cristo è risorto.
Preghiamo così:
Resta con noi, Signore, quando la voglia di lasciarci andare rischia di travolgerci e la fede vacilla. Torna a spezzare il tuo pane, perché nel segno del dono sappiamo ritrovare la via della libertà. Amen.