giovedì 16 aprile 2009

Venerdì fra l'Ottava di Pasqua

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Siamo nel capitolo 21 del Vangelo di Giovanni. Questo capitolo, che viene dopo la chiusura Gv 20,30-31, è da molti ritenuto come un'aggiunta fatta dagli amici dell'Apostolo quand'egli viveva ancora, da quegli stessi amici che attestano, in Gv 21,24, la veracità della testimonianza consegnata per iscritto dall'apostolo che Gesù amava.
La liturgia in questi giorni continua a presentarci le apparizioni di Gesù dopo la sua resurrezione (vedi Gv 21,1-14). I discepoli erano tornati alle occupazioni abituali, alla pesca, dopo aver sperimentato di poter essere pescatori di uomini (Lc 5,10-11) e il Cristo Risorto si manifesta loro per la terza volta, ma essi ancora non lo riconoscono. Gesù gli va incontro durante un'occupazione quotidiana e cambia il significato delle loro azioni, ricreando la stessa situazione del giorno in cui ha chiamato Pietro, Giacomo e Giovanni: gli fa rivivere loro la stessa scena, ma non lo riconoscono neppure quando chiede loro di gettare le reti dall'altra parte. Alla fine solo Giovanni, cioè "l'amore", lo riconosce e Pietro si tuffa in acqua, cingendosi i fianchi per andare incontro al Signore.
Anche il nostro incontro con il Risorto non cambia la nostra quotidianità, ma fa sì che sia piena di un nuovo significato. Giovanni è il primo a riconoscere Gesù; e Pietro è il primo a raggiungerlo gettandosi in acqua sperando così di purificarsi dal rinnegamento. Gli altri seguono con la barca e le reti, piene di centocinquantatrè grossi pesci, una quantità inaudita che simboleggia il gran numero di discepoli che la predicazione apostolica guadagna presso tutti i popoli. La rete che non si rompe rappresenta l'unità della Chiesa, un'unità che non deve essere minacciata dalla quantità di persone che ne fanno parte. Pietro, capo della Chiesa, è colui che tira su dalla barca la rete piena di pesci, è il garante dell'unità.
Come gli apostoli si ritrovano intorno a Gesù che spezza il pane, chiaro segno eucaristico, anche la Chiesa oggi come ieri ha nel banchetto eucaristico il momento più alto e il segno più importante della sua unità.
In questo nutrimento Gesù non mangia. Prende il pane e i pesci. Li dà a loro ed essi li prendono dalle sue mani: il pane e la vita.
In questo brano c'è anche un particolare che non possiamo tralasciare. Gesù prende Pietro in disparte e gli chiede: "Mi ami tu più di costoro?" Non lo rimprovera del tradimento, desidera sapere se l'ama ancora. Non è tanto questione di purificare la memoria, quanto di rinnovare l'amore. Quel che Gesù vuole è che il sentimento di colpa non inaridisca l'amore. Per questo non glielo chiede una volta sola, ma tre volte. E per tre volte, dopo la risposta affermativa dell'amore, Gesù affida a Pietro l'incarico della cura del suo gregge. L'unica forza, l'unica energia che ci sostiene è l'amore per il Signore. E chi ama Dio, ama e serve i fratelli.
Che la nostra vita sia sempre piena d'amore per Dio e nel servizio di ogni uomo e di ogni donna.
Chiediamo questo dono al Signore!