mercoledì 13 maggio 2009

14 MAGGIO: SAN MATTIA

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Oggi celebriamo san Mattia, che fu aggregato al collegio apostolico dopo la defezione e la morte di Giuda.
Il vangelo odierno è quello che poi ascolteremo domenica (vedi Gv 15,9-17) ove Gesù chiama i suoi discepoli amici. È un passo ulteriore verso la profondità di un incontro con Dio, attraverso la sua persona, mediante il suo mistero pasquale. Questo mistero noi lo viviamo, lo assumiamo, per così dire, fin dentro le nostre vene. La posta in gioco? Una cosa sola: fare quello che Lui ci ha comandato. E proprio in questo brano Gesù lo viene precisando: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati.
È molto bello e significativo che il giorno della festa di un Apostolo, la liturgia ci faccia riascoltare le parole di Gesù: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore». Chissà quante volte avete vi siete sentiti dire che il verbo rimanere è importante per l'evangelista Giovanni; infatti, è talmente importante che negli scritti giovannei ricorre per ben 67 volte, a testimonianza dell'assoluta necessità di porre stabilmente la nostra dimora presso di Lui, come fecero i due discepoli del Battista, all'indomani del battesimo di Gesù.
Questa è l’ennesima dichiarazione esplicita da parte di Gesù per uno dei suoi prediletti. Quell’amore che non ha limiti ne confini, tocca gli accenti più elevati ed intensi quando il Maestro divino si rivolge a coloro che egli stesso ha prescelto e chiamato all’intimità della sua vita. È un amore della stessa natura e della stessa intensità di quello che unisce nella perfezione divina il Padre al Figlio; è un amore che è la terza persona della trinità, lo Spirito Santo.
Gesù spiega come si rimane concretamente nel suo amore: osservando i suoi comandamenti, cioè vivendo la sua parola. Il Cristo si presenta come modello: egli ha custodito i precetti del Padre e perciò vive intimamente unito a lui.
L'elemento distintivo caratteristico dell'amore fraterno tra i discepoli è la sua misura e il suo modello: "Come io vi ho amati". Altrimenti la strada si chiude, non si porta frutto né rimane traccia del nostro passaggio.
Forse questa affermazione è una provocazione, ma come lo è per voi lo è anche per me: quanto più si fanno radicali ed esigenti le richieste del vangelo, quanto più urgono le domande e le sfide che l'uomo contemporaneo lancia a chi, come noi, vive di fede, tanto più la nostra esistenza deve essere ben radicata nel terreno giusto: il cuore di Dio, la Sua Parola che salva.
Preghiamo allora perché la nostra fedeltà a Lui, la nostra coerenza, non stia in piedi per forza di volontà, ma in forza del nostro rimanere in Lui, per amore. Amore accolto e donato, in gratuità.