mercoledì 6 maggio 2009

Giovedì della IV settimana di Pasqua

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il Vangelo odierno è la conclusione della spiegazione della lavanda dei piedi. In esso, l'Evangelista descrive, con le parole di Gesù il rapporto signore-servo con quelle circa la relazione tra l'inviato e colui che lo manda (vedi Gv 13,16-20).
Anzitutto, lavare i piedi è gesto di ospitalità e di accoglienza, riservato allo schiavo non giudeo.
Il gesto che Gesù fa è di estrema importanza ed è la chiave di accesso per comprendere il valore e il senso profondo di un atteggiamento tanto necessario , in particolare oggi, per realizzare una relazionalità guarita da esclusivismi, discriminazioni, pregiudizi, condanne e altro. Ma il lavare i piedi è anche gesto di intimità della sposa verso lo sposo e di riverenza del figlio verso il padre.
Questa ospitalità e accoglienza, questa intimità e riverenza sono le caratteristiche di Gesù Signore e Maestro, il quale rivela che la qualità più profonda dell'amore è l'umiltà di essere a servizio dell'altro. Dice Sant'Agostino: "Dobbiamo scendere dalla vanità dell'orgoglio fino all'umiltà, per elevarci di lì fino a conquistare i vertici della vera grandezza; ma questo proposito non poteva esserci ispirato in modo tanto più brillante quanto più delicato, in modo che la nostra arroganza fosse repressa non con la violenza ma con la persuasione, se il Verbo non fosse intervenuto".
Gesù è il Maestro per eccellenza, che si china a terra e lava quel che quotidianamente s’insudicia.
Questo gesto di Gesù ci fa capire che è un lasciar circolare liberamente quel venticello di grazia, di amore, di riconciliazione, di pace e di gioia che sono, in confronto dell’accogliere l'altro, come il soffio del venticello primaverile che, nel sole, dischiude i fiori.
L'esperienza personale del Maestro e Signore, che si fa servo, chiama a un determinato stile di vita, diverso da quello nascosto nella lite dei discepoli su «chi di loro poteva esser considerato il più grande» (Lc 22,24). Chi ha alzato contro di lui il calcagno o che continua a farlo, è perchè non è entrato in questa logica. C'è però una certezza: anche questa realtà tenebrosa del tradimento entra nel piano di Dio. Come si coniughi la libera scelta del male da parte di Giuda col progetto salvifico di Dio, sfugge alla nostra possibilità d'intendere. Però è evidente una cosa: bisognava che Gesù, per vincere il male, lo affrontasse in prima persona, lo soffrisse sulla sua pelle, o meglio, nelle profondità del cuore.
L'apostolo che vuol essere come i grandi del mondo non ha capito chi è il Signore. Diversamente, chi farà come ha fatto Gesù, chi farà «queste cose» sarà beato (cfr. v. 17).
Preghiamo così: Signore, ti prego, rendimi lucido e consapevole. Che io veda il male ma non me ne sgomenti. Tu hai vinto le tenebre del male che è nel mondo, che è anche in me. Ora, dischiudi il mio cuore. Spaccane le durezze di orgoglio e di pretese egoiche. Fa' che scopra nell’atteggiamento del servizio un aspetto concomitante all’accogliere vivo di amore. Rendimi luce con te, nonostante me stesso.