lunedì 11 maggio 2009

Martedì della V settimana di Pasqua

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Nella nostra vita di ogni ogni giorno assistiamo a tante prepotenze. Il mondo, con i suoi comuni saluti, non fa' che augurare la pace; Gesù invece la dona, la comunica realmente (vedi Gv 14,27-31). Quanto è importante accogliere questa parola del Signore in tutta la sua portata, soprattutto oggi, in questo nostro mondo pieno di conflittualità e di proposte di una falsa pace.
Siamo ancora dentro il discorso di commiato di Gesù dai suoi discepoli. E' un momento particolare quello che vivono i discepoli e Gesù non può fare a meno di lasciare un'eredità preziosa: la pace, ciò di cui l'uomo d'oggi ha particolarmente bisogno.
La pace che ci lascia in eredità il Signore è quella che Egli chiama "la mia pace". Quindi bisogna essere ben persuasi che è anzitutto un dono, "frutto dello Spirito" come dice S.Paolo nella lettera ai Galati, un dono da ottenere con la preghiera. Anzi, la pace, se vogliamo coglierla nella sua identità più profonda, è Gesù stesso, che con la sua morte in croce "ha abbattuto il muro di divisione, l'inimicizia" che era tra gli uomini.
Quindi non una pace qualunque, ma quella che lui stesso, il Signore, vive, cioè quella che nasce dalla confidenza nel Padre, dalla certezza di non essere soli, dalla fiducia di non veder mai mancare il sostegno e la consolazione di un Dio che per primo si è mosso incontro agli uomini. Un uomo senza pace è come una barca senza vela e senza remi, senza motore. In balia delle tempeste naufraga. purtroppo la pace a cui assistiamo ogni giorno possiamo descriverla come "la pace del quieto vivere", un far pace con le proprie passioni, un lasciare che l'ego prenda il sopravvento e s'illuda di avere in mano il mondo, la vita. Invece è proprio il groviglio dei vari egoismi che scatena poi, a livello personale e sociale, l'orrore della guerra.
Chi riceve la pace di Cristo non deve turbarsi o spaventarsi Chi lo riceve è liberato dall’ansietà e turbamento del cuore. Le tribolazioni ci saranno sempre, ma con la Sua presenza, la Sua grazia, esse diventano mezzo di salvezza, luogo di incontro e di cammino nel regno di Dio. Come lo sono state per San Paolo. Egli, predicando il vangelo, ha subito ogni tipo di persecuzione. Ma la stessa tribolazione è mezzo di fede, per portare il Vangelo dove Cristo non è accettato. Questa fede ha reso Gesù vivo in mezzo ai discepoli. Anche oggi solo la fede ci fa entrare nel mistero del risorto. Entrarvi è possibile se amiamo e facciamo la volontà del Padre nella missione ricevuta. Obbedire al Padre è il segno di accettare umilmente di far parte di un disegno di amore per gli uomini che supera le nostre capacità e ci rende capaci di sentimenti e azioni grandi e vere.
Nella nostra preghiera, chiediamo il dono dello Spirito Santo e preghiamo così: Signore, fa' che con la spada della tua Parola ogni giorno io combatta la buona battaglia che sconfigge le passioni disordinate. Tu però dammi la tua pace, dammi te stesso. Diventi la mia vita un'irradiazione continua della tua pace.