martedì 19 maggio 2009

Mercoledì della VI settimana di Pasqua

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Continuiamo il discorso di addio dell'ultima cena, ove emozione e paura si intrecciano sempre più forte.
Diceva lo scrittore Antoine de Saint Exupéry: "Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi." Con queste parole entriamo nel cuore della pericope evangelica
(vedi Gv 16,12-15).
Le parole del Vangelo che abbiamo ascoltato fino ad oggi, mettevano in luce la difficoltà degli apostoli ad entrare nelle vedute di Gesù. Le sue parole erano state accolte con profonda e muta tristezza.
Le parole dello scrittore francese e in particolare quelle di Gesù, restano incomprensibili se affidate alla sola fredda razionalità: è l’amore che ne svela il senso profondo, l’intima e vivificante verità. E di questo amore l’espressione più piena è proprio la croce. Qui si rivela il volto di un Dio che è Amore. Di qui lo Spirito Santo che è Amore, prende ad effondersi sopra ciascuno (cfr. Gl 3,1-2), facendo sì che gli occhi del cuore si aprano alla verità.
Abbiamo bisogno di questa azione divina, per cogliere il frammento di verità che si nasconde in ogni uomo, per stupirci dell’intima bellezza di chi ci vive accanto, al di là di quelle scorie superficiali che fanno inevitabilmente scivolare nel giudizio severo. Questa è la sete di verità che parte costitutiva del nostro essere umano.
Gesù avverte quest'esigenza e vuole dire ancora molte cose ai suoi discepoli, ma sa che, per ora, non sono in grado di capirle . Tutte queste cose, infatti, riguardano la Verità, che è lui stesso, la sua vita di Figlio di Dio. Il traguardo è lontano e difficile. Lo stesso Consolatore, che il Maestro promette ai discepoli, procederà per gradi e soltanto " a poco a poco" li farà pervenire alla " verità tutta intera".
In queste parole non appare un rimprovero all'incapacità, sa benissimo i loro limiti. Però occorrerà una pedagogia attenta e paziente, che ripeterà lo stesso annunzio di Gesù e lo illuminerà di fronte a sguardi divenuti più acuti e capaci di sopportarne la luce. Infatti, Gesù non ha bisogno di sapienti, nè di potenti e di forti a cui affidare la sua missione. La sua Parola non è una dottrina alta o un'ideologia complessa che solo pochi sono in grado di comprendere e di approfondire. La sua "dottrina" è un'energia che riempie il cuore e trasforma la vita, e che tutti possono accogliere e vivere. Quest'azione divina è duplice: ci illumina sulla verità stessa e poi, con tratti di vigore e insieme di soavità, ci aiuta a vivere quella verità che crediamo. certamente notiamo spesso una fatica nella ricerca. E' normale! Ma è proprio una fatica e lotta quella del cristiano, perché possa agire l'azione dello Spirito Santo, lo Spirito di verità che nutre e rasserena la coscienza circa la possibilità data all'uomo di trovare e di possedere la verità, come bene fondamentale e necessario per i suoi giudizi e le sue scelte di vita.
Proprio perché la verità della nostra fede, quella verità che la Parola ci fa conoscere, s'illumina si approfondisce in noi a misura che invochiamo lo Spirito Santo e che, dentro una delicatezza di coscienza da coltivare sempre, siamo docili alla sua azione. Facciamolo con le parole del cardinale Newman: Conducimi tu, luce gentile nel buio che mi stringe, la notte è scura, la casa lontana, conducimi tu, luce gentile. Tu guida i miei passi. Non chiedo di vedere assai lontano, mi basta un passo, solo il primo passo, conducimi avanti, luce gentile.