mercoledì 1 luglio 2009

Giovedì della XIII settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Dopo la tempesta e una visita nel paese dei Gadareni, Gesù fa ritorno a Cafarnao, la sua città. Quanto abbiamo ascoltato in questi giorni è quanto vediamo di Gesù chino sull’umana debolezza, pronto a restituire sanità ai malati.
Il Vangelo inizia dicendo che "salito su una barca, Gesù passò all’altra riva" (vedi Mt 9,1-8). Gesù in questo momento invita a salire con lui sulla barca e a “passare all’altra sponda”. Gesù invita ad andare oltre per aprirsi a una visione più ampia del suo mistero e della sua missione. Egli non è il taumaturgo di turno, ma il Figlio di Dio venuto a liberarci dal peccato.
A Cafarnao avviene l’incontro con il paralitico steso su un lettuccio, e lo pongono al centro. Un centro non solo fisico, ma di attenzione, di interesse, di preoccupazione per quel malato prima che per se stessi. L'amore di quegli amici è in certo modo l'inizio del miracolo.
L'evangelista invita a notare questo particolare della fede affermando che Gesù, vedendo la loro fede, si decide ad intervenire. Questa volta, però, prima di operare la guarigione, dice al paralitico parole che nessuno ha mai detto: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”.
La prima guarigione che Gesù opera riguarda l'anima, la sua interiore rinascita, il recupero della grazia e la rinnovata unione con Dio. Questo però scandalizza gli scribi presenti che confondono nella loro miopia la formula assolutoria con una bestemmia. Gesù, però, non vuole insinuare che la malattia del paralitico sia stata causata dai suoi peccati. Vuol mostrare piuttosto un fatto ben più importante: Lui ha il potere di cancellare i peccati: "Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e và a casa tua». Questa è l'"opera" di Cristo per noi: egli ci rialza dalle nostre prostrazioni, dalle nostre miserie, ci libera dai nostri peccati, ci vuole sani nel corpo e nello spirito, ci vuole liberi dai lacci del male e da tutto ciò che ci impedirebbe di seguirlo e servirlo. Ecco come l'uomo che incontra Cristo o per sua esplicita volontà o perché fraternamente sorretto e guidato dai fratelli, recupera la sua libertà: da paralitico legato a un letto o a una carrozzella, mortificato dal male che lega il suo spirito diventa capace di muoversi speditamente e di dare gloria a Dio.
L'evangelista sottolinea che quest'azione di Gesù ha dato scandalo ai farisei.
La risposta di Gesù va ben oltre le limitate attese umane, ma che, proprio per questo, spesso non è capita, anzi scandalizza.
In questo scandalo non vi è solo il perdono dei peccati ma anche la guarigione dalla paralisi. Una paralisi causata forse dalla società, da qualcuno. Non è così anche oggi? Anche noi spesso viviamo una paralisi. Quante volte, dopo aver pregato per ottenere una grazia, ci lasciamo andare sfiduciati e spesso scandalizzati. Sì, perché Dio ci ha delusi, non è intervenuto come ci saremmo attesi, interviene sempre su chi sta bene: che Dio è uno che non risponde alle nostre aspettative? Tutto sommato è un Dio che non serve! La sua stessa esistenza viene messa in dubbio o comunque lo si accantona come qualcosa di insignificante e magari se sul petto scendeva un bel crocifisso adesso scende un bell'amuleto.
È necessario “passare all’altra sponda”! È necessario entrare nelle vedute di Dio, di un Dio che non si limita a liberarci dai mali fisici, dai problemi immediati, ma che ci vuole rendere persone libere e per questo punta su quanto ci schiavizza: il peccato. Da persone libere saremo poi capaci di prendere su "il lettuccio" su cui eravamo paralizzati, perchè il Signore ci ha dato quel potere di dominare il male.
La nostra preghiera di oggi facciamola uscire dai soliti schemi del do ut des, ma mettiamo quella giusta fiducia per un corpo e uno spirito risanato.
Preghiamo così: Donami, Signore, una fiducia incrollabile nel tuo amore. Una fiducia capace di sperare contro ogni speranza, di credere anche quando l’orizzonte sembra totalmente chiuso, di abbandonarsi senza riserve.