mercoledì 8 luglio 2009

Giovedì della XIV settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il Vangelo di oggi, nella memoria della carmelitana beata Giovanna Scopelli, presenta la seconda parte dell’invio dei discepoli. Ieri abbiamo visto che Gesù insiste nel rivolgersi prima alle pecore perdute di Israele. Oggi vediamo le istruzioni concrete per svolgere la missione (vedi Mt 10,7-15).
Gesù invia i discepoli ovunque e li esorta a "salutare" tutti coloro che incontrano. E' il "saluto della pace", un saluto di cui il mondo oggi ha particolarmente bisogno.
Quanta paura e insicurezza in ogni persona. La società attuale ha bisogno sopratutto di pace e in particolare, il cuore di ogni uomo. I lupi di cui parla il Vangelo sono numerosi e sparsi ovunque; sia di persone che vivono di violenza, sia della mentalità che di fatto sostiene un clima di scontro e di opposizione in tutte le fazioni. Anche nelle Religioni soffia questo vento. Un amico mi scrive parlandomi proprio di questo problema e facendo alcune sue considerazioni riunendo, col pensiero, ogni fazione sotto la bandiera dell'Amore.
I discepoli di Gesù sono mandati in questo mondo come agnelli, ossia come uomini e donne deboli, pacifici e pacificatori sotto la bandiera dell'Amore. A loro è chiesto, oggi ancor più di prima, di seminare la pace, di compiere gesti di pace, di difendere la pace, di sostenere gli operatori di pace. Questo perchè la vita di Gesù e il suo annuncio sono segnati dalla pace.
La pace però è molto più che un'assenza di tensioni e di violenza. La pace è il frutto e l'espressione del suo averci riconciliati con Dio, è Gesù stesso, è il frutto dello Spirito a cui siamo chiamati a collaborare.
I consigli di Cristo ai discepoli di ieri sono indirizzati ai discepoli di oggi, a tutti i cristiani il cui impegno sociale nel politico e nell'economia deve essere vissuto in modo tale che non sia in contrasto con il Vangelo. Il quotidiano di chi ha deciso la conversione di marcia per seguire Gesù è connotato dalla semplicità, dalla sobrietà, dalla volontà di comunione, soprattutto con i più poveri.
Con questi tratti, noi, discepoli di Gesù, portiamo la pace, la irradiamo a tutti per il fatto di averla e di custodirla in noi. Senza rattristarci se qualcuno la rifiuta.
Continuiamo a chiedere di essere operatori di pace e preghiamo come la liturgia insegna: Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi apostoli: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace", non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa, e donale unita e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.