mercoledì 29 luglio 2009

Giovedì della XVII settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Ancora una parabola per noi. Gesù annuncia che è ormai vicino il momento in cui l'amore di Dio regnerà sulla vita degli uomini e sarà sconfitta la violenza del male (vedi Mt 13,47-53).
Quest'oggi, Gesù utilizza nella sua parabola l'immagine della rete. Essa rispecchia la vita dei pescatori della Galilea che vive attorno al lago. E' il loro lavoro e la parabola ritrae la fine di una giornata di lavoro. I pescatori vanno a pescare con un unico scopo: gettare la rete e prendere molti pesci, trascinare la rete sulla spiaggia, scegliere i pesci buoni da portare a casa e gettar via quelli che non servono. Descrive la soddisfazione del pescatore, alla fine di un giorno di lavoro stancante e faticoso.
Anche il Regno dei cieli è simile alla vita di questi pescatori, è simile alla rete che raccoglie una gran quantità di pesci, buoni e cattivi.
Con l'indicazione della rete, larga e che abbraccia tutti, Gesù sembra suggerire ai discepoli: allargate il cuore sino al limite massimo, per raccogliere quante più persone è possibile. E' la missione dei discepoli, della Chiesa raffigurata mediante la pesca, affidata alla responsabilità dei discepoli (cfr. Mt 4,19), ma l'incarico della cernita, dei malvagi dai buoni, è affidata agli angeli (cfr. Mt 13,41).
In altre parole, anche qui viene ripreso lo stesso discorso della parabola del grano che cresce insieme alla zizzania e Gesù annuncia che il tempo presente è l'ambito della tolleranza e della pazienza senza tendenze discriminatorie. Gesù dice ,che il discepolo ha una missione, non spetta a lui il giudizio. Infatti, non tutti i rapporti saranno fruttuosi e che non tutto è bello e buono, ma non devo giudicare subito ed non devo evitare le situazioni e le persone.
Anche per me che passo tempo in internet, il Regno dei cieli per me abita proprio in questa rete che affronto e che spesso è causa di ansie, di sofferenze, ma anche di gioia e di crescita. E la domanda rimane: quale rete getto nel mare della mia vita quotidiana? Per questo Gesù applicando la parabola, desidera dare un suggerimento affinché le persone possano discutere ed applicare la parabola alla loro vita.
Il paragone che troviamo con la fine del mondo, sono di parole durissime, non facile da capire. Come al solito la parabola rispecchia un luogo: questa volta l'immondezzaio di Gerusalemme. Questo si trovava in una valle chiamata geena, dove, all'epoca dei re, c'era una fornace perfino per sacrificare i falsi dei Molok. Per questo, la fornace della geena divenne il simbolo di esclusione e di condanna. Non è Dio che esclude. Dio non vuole l'esclusione e la condanna di nessuno, vuole che tutti abbiano vita e vita in abbondanza (Gv 10,10). Ognuno di noi esclude se stesso.
La parabola viene conclusa per quanti hanno compreso il messaggio racchiuso nei suoi discorsi. Comprendere non significa solo capire ma accettare, attuare nella propria vita. Se ciò è vero, i discepoli sono diventati i veri "figli del regno"(v.38) ormai in possesso del tesoro e della perla preziosa.
Per tutti questi motivi sono i nuovi scribi, i maestri nel regno dei cieli che estraggono per quanti si accostano alla Parola "cose nuove e cose antiche".
Anche tu puoi esserlo!!!