domenica 5 luglio 2009

Lunedì della XIV settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il vangelo di oggi ci fa sostare e meditare due miracoli di Gesù a favore di due donne (vedi Mt 9,18-26). Il primo a favore di una donna considerata impura a causa di un’emorragia che durava da oltre dodici anni. L’altro, a favore di una fanciulla morta da poco.
Il vangelo ci dice che Gesù si trovava a casa di Matteo che stava consumando il pasto "insieme ai peccatori". In questa casa arriva il capo della sinagoga che che a Gesù per la figlia il dono della risurrezione; certo che Gesù può darle di nuovo la vita.
Il comportamento di quest'uomo è esemplare per noi, perché con la sua fede iin Gesù insegna che anche quando si ha un morto in casa, quando vediamo che la persona cara ci sta lasciando, bisogna continuare a credere. Nella fede c'è una speranza che supera i confini della morte.
Ma anche il comportamento della donna che soffriva di emorragia da dodici anni è espressione di fede. Per fede qui intendiamo credere che Gesù è capace di soccorrere. Noi ancora oggi siamo come quelli che vanno in cerca del miracolo e basta (cfr. Mt 12,38-39). Però i miracoli sono sempre legati alla fede: essa ne è l'unica condizione.
Le parole di Gesù: "Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata" rivelano la delicatezza di Gesù che vuole mettere la donna a suo agio e togliere da lei ogni senso di colpa. e quindi ridargli dignità, vita, speranza, guarigione.
E' il passaggio di Dio nella nostra vita che ci tocca, che ci guarisce. Nel vangelo noi vediamo che è la donna a toccare Gesù, ma è in realtà è Lui che "tocca" la donna, che "tocca" ciascuno di noi. Come avviene questo "toccare" di Dio? Con la sua Parola. Infatti, non è il gesto di toccare il mantello di Gesù che dona la guarigione alla donna, ma la parola che Gesù le rivolge.
Questo passaggio di Dio non deve essere un rifiuto di Lui, come abbiamo ascoltato nelle letture domenicali, ma deve suscitare in noi il desiderio di una fede maggiore. La fede, infatti, è confessare la propria impotenza e proclamare la propria fiducia nella potenza di Dio, nella sua Parola.
Gesù dice a questa donna: "La tua fede ti ha guarita". La fede nel toccare il lembo del mantello è credere nella potenza di Gesù e sottoporsi alla sua protezione (cfr. Zc 8,23). Le frange del mantello hanno un significato sacro perché servono a ricordare i comandamenti del Signore (Nm 15,37-40; 22,12). Ora questa fede ha fatto sì che "In quell'istante la donna guarì".
Questa guarigione significa proiettarsi in una nuova realtà, dove l'orizzonte è più ampio e sempre nuovo, possibile.
Per quelli che non hanno fede però non hanno senso queste parole. Di loro dice il Vangelo: "si misero a deriderlo". Vedono la realtà concreta e dicono: "E evidente, è morta, ne siamo ben sicuri, non può certo vivere di nuovo", perché non vedono la nuova possibilità che la fede mette in quella realtà.
Noi che crediamo in Gesù siamo chiamati a vedere queste nuove possibilità e a trasformare anche realtà di morte in realtà di vita.

Tu mi fai risorgere, Signore, ogni giorno ed io godo dei benefici della tua Parola che risana e salva. Non permettere mai che l'inerte pigrizia del mio animo instabile s'impaludi nell'acqua stagnante della sfiducia.