giovedì 23 luglio 2009

Venerdì della XVI settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Tante volte abbiamo avuto occasione di ascoltare la parabola del seminatore. Il brano di Matteo non allude ad un seminatore ma a il Seminatore: il Figlio di Dio, Gesù. Come pure nella parabola non parla di un seme qualsiasi ma di quel seme che ha solo la funzione di generare nuovi semi, produrli in abbondanza (cfr. Gv 12,24).
Con il brano odierno ne ascoltiamo la sua spiegazione (vedi Mt 13,18-23). Sembra che non sia stata chiara la parabola dettata da Gesù, ma non è così. La tradizione non si è accontentata di trasmettere la parabola, ma vi ha aggiunto una spiegazione (vv.18-23), meglio un’attualizzazione, che trasforma la parabola (in origine rivolta ai predicatori) in una catechesi per i convertiti. La spiegazione si rivolge ai fedeli e insiste sulla necessità di alcune disposizioni interiori e personali perché la Parola ascoltata venga capita e cresca. Ecco le principali disposizioni: apertura ai valori del Regno, coraggio di fronte alle persecuzioni, costanza, resistenza allo spirito mondano e libertà interiore.
Questa interpretazione della comunità primitiva non annulla il primo livello di interpretazione, al contrario, lo utilizza come suo fondamento: la fede non sempre è perseverante neanche tra i vari membri della Chiesa, cioè i predicatori.
Un monaco certosino del XII secolo, Guigo, nella sua opera "Scala claustralium", indica quattro movimenti per la "comprensione" della parola: lectio, meditatio, oratio e contemplatio che chiamiamo tutt'oggi lectio divina. Che cosa è la lectio divina? In una sola espressione diciamo che la lectio divina è l'esercizio ordinato dell'ascolto orante personale della Parola di Dio.
Se Dio ti ha chiamato alla solitudine silenziosa, in un tempo di dialogo, è per parlare al tuo cuore, punto centrale del brano evangelico. Il cuore biblico è il centro, la sede delle facoltà intellettive dell'uomo, è l'intimo più profondo della tua persona. È dunque il cuore l'organo principale della lectio divina, perché è quel nucleo centrale in cui ogni uomo vive ed esprime la sua irripetibilità personale. Ma tu sai che questo cuore può essere non circonciso (Dt 30,6 e Rm 2,29), di pietra (Ez 11,19), diviso (Sal 119,113 e Ger 32,29), cieco (Lam 3,65); tutte espressioní queste per indicare il cuore dell'uomo lontano da Dio, non toccato dalla fede, tanto è vero che il Salmista dice: "Un baratro è l'uomo e il suo cuore un abisso" (Sal 64), volendo intendere con ciò che a causa della scissione che l'uomo porta in sé, il suo cuore non è unificato, non è indiviso, non persegue sempre uno scopo.
Il brano di oggi ci dice che nessun uomo è mai terra fertile perchè è "appesantito da dissipazioni, ubriachezze, affanni della vita" (Lc 21,34), succhia la sua linfa dalla carne, dalle ideologie dominanti, dall'orgoglio che è il grande peccato. Quindi, chi si mette in ascolto della Parola deve vivere unito a Cristo, prendere sul serio la propria vita e vivere in semplicità, perché la vita sia feconda per tutto il mondo.
Oggi, tu che ti appresti all'ascolto di Dio prendi questo tuo cuore in mano, innalzalo a Dio, perché lui lo renda cuore di carne, lo unifichi, lo renda saldo e lo purifichi.

Oggi, 24 luglio, l'Ordine Carmelitano ricorda un suo grande riformatore: il beato Giovanni Soreth. Affidiamoci all'intercessione del beato Carmelitano, perché anche noi possiamo come lui, incontrare Dio.