sabato 4 luglio 2009

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


La Parola di Dio è sempre intrisa di sa
pienza e di forza, tanto che nel suo grande amore Dio ce ne fa dono.
La Parola di questa XIV domenica del Tempo Ordinario trova nella prima lettura e nel Vangelo dei punti in comune e che riguardano l'incredulità. Mentre la seconda lettura presa dalla II lettera di Paolo ai Corinzi, trova risposta e motivo di coraggio per continuare ad annunciare la Parola di Dio, sostenuti dalla grazia del Signore.
Il vangelo odierno, semplice e scarno così come usa san Marco, narra di un fatto particolare accaduto a Gesù, mentre era al suo paese.
E' un giorno di sabato e come consuetudine entra nella sinagoga per annunciare la Parola di salvezza. Purtroppo, come dice Giovanni nel suo vangelo "Venne in casa e i suoi non lo accolsero". Il ministero di Gesù in Galilea si conclude con un fallimento, col rifiuto da parte dei suoi concittadini.
Cosa succede qui? Sembra rivivere i nostri giorni. È una cosa curiosa. La gente di allora non crede in lui perché lo vede troppo vicino. Ora molti non credono perché lo vedono troppo lontano: Dove è Dio? Come è che Dio non parla di fronte a tante ingiustizie?
Eppure l'inizio era stato buono. Lo stupore di fronte alla sapienza e ai miracoli di quell'uomo, che credevano di conoscere tanto bene, aveva portato gli abitanti di Nazaret a porsi la domanda giusta, che avrebbe potuto condurli alla fede: "donde gli vengono queste cose?" Sarebbe bastato che si ricordassero di ciò che era stato annunciato da Mosè: "Il Signore tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto" (Dt.18,15). Cosa è successo ieri? Cosa è successo oggi?
E' il continuo rifiuto di Dio. Sì, perché rifiutando Gesù noi rifiutiamo Dio. Non solo. Noi rifiutiamo chiunque è dalla parte di Dio. Quante volte con i nostri pregiudizi paralizziamo una persona, la riduciamo all'impotenza, non gli diamo fiducia, le buttiamo addosso il peso di un giudizio preconcetto. Quante energie soffocate, quanti scoraggiamenti, quanta gioia distrutta dai nostri giudizi decisi e inappellabili su coloro che crediamo di conoscere! Magari aggiungendo: "per te non c'è speranza!".
Cari amici, quanto è successo a Gesù è successo a quanti hanno intrapreso la sua stessa strada. San Paolo invita a non scoraggiarsi (leggete con attenzione la seconda lettura). Il profeta Ezechiele, di cui ci ha parlato la Bibbia e soprattutto Gesù ci fanno vedere che la strada del "profeta", di chi parla a nome di Dio, non è facile: c'è l'incomprensione, la contrapposizione, la persecuzione. Ma non bisogna scoraggiarsi... Dice il Signore a proposito di Ezechiele: "Ascoltino o non ascoltino, almeno sapranno che un profeta si trova in mezzo a loro".
E' quanto insegna Gesù. Lui rimase stupito, meravigliato per l'incredulità dei suoi concittadini, ma non poteva bloccare la buona novella, la Parola di Dio. Anche noi, impariamo che le difficoltà non devono bloccarci, che le sofferenze possono essere terreno concimato dove si sviluppano i semi della Parola di Dio e del bene che intendiamo promuovere.
Impariamo allora ad accogliere Cristo, ovunque si compiace di avvicinarsi a noi, nei luoghi e nelle persone anche più ordinari, più semplici, anche dove non penseremmo di incontrarlo. E' una sfida. Accettiamola!!!



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