giovedì 13 agosto 2009

14 Agosto: San Massimiliano Maria Kolbe

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Gesù sta camminando dalla Galilea fino a Gerusalemme. Durante il suo cammino, vari sono i discorsi circa il Regno di Dio fino ad arrivare all’accoglienza o al rifiuto della Sua persona. Tale fase avviene lungo la strada che porta a Gerusalemme (19-20), e infine con l’arrivo in città e presso il tempio (21-23).
Nel brano odierno i farisei gli pongono una domanda circa il "ripudio" della moglie, considerazioni riguardante il matrimonio (vedi Mt 19,3-12).
In genere, come abbiamo visto in altre occasioni, Gesù non entra in merito alla questione in maniera diretta, ma cerca di dare una risposta
alla maniera rabbinica, ricercando la volontà di Dio. In pratica, Gesù entra nel cuore di Dio e guarda l'uomo e la donna come li guarda Lui: famiglia basata sull'amore indissolubile. Amore che unifica e non può separare.
Purtroppo oggi, come del resto allora, si va in cerca di spezzare, rompere diciamo pure dividere (in riferimento al divisore, satana) quest'amore. Infatti Gesù dice che Mosè permise il ripudio o divorzio a motivo della rozzezza umana e spirituale degli ebrei di quel tempo (anche oggi non siamo tanto lontani). Il matrimonio ben lungi dal rappresentare un semplice contratto stipulato tra due persone da rompere quando ci pare e piace. Il matrimonio è icona dell'alleanza che Dio stringe con il suo popolo. È questo il grande simbolismo che sta dietro l'unione sponsale. Dio è colui che cerca il suo popolo come uno sposo cerca la sua amata, è fedele alla sua promessa, non viene meno alla parola data.
L'amore coniugale quando è autentico si snoda lungo tali percorsi e diventa segno visibile della presenza di Dio nella comunità.
I discepoli compresero la serietà del discorso. Compresero che Mosè non ha modificato la parola di Dio e che erano loro ad essere infedeli alla parola di Dio, tanto da averne una reazione violenta: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi».
Una risposta particolare dove diversi studiosi vi hanno colto il celibato per il regno dei cieli. Ma il tema della fedeltà riguarda tutti, sposati e non. Gesù vuole rinforzare i nostri tentennamenti a partire da quelle relazioni tra di noi: è il primato dell'amore che deve presiedere... anche nella vita matrimoniale.
In particolare colui o colei che "si fa eunuco per il regno dei cieli". L’eunuco di cui parla Gesù non è colui che non può generare ma colui, che separato dalla propria moglie, continua a vivere nella continenza, rimanendo fedele al primo legame coniugale: è eunuco nei confronti di tutte le altre donne. Costui non deve semplicemente rinunciare, ma vivere senza limiti l'amore del Signore.
Gesù conclude questa questione con un detto finale: “Chi vuol capire capisca”. Il matrimonio (e non solo il celibato) è qualcosa da “capire”, è risposta a una vocazione, ha il suo rischio (la sua indissolubilità) ed esige la capacità di penetrare nella logica della fede. Il matrimonio come ogni realtà è al servizio del Regno (unica preoccupazione dell’uomo), per cui uno può anche rinunciare al matrimonio. Il matrimonio, non è l’unica strada possibile dell’amore (c’è anche il celibato) e non è neanche la configurazione definitiva dell’amore ma solo una sua espressione: il definitivo è il Regno.
Accogliendo le ultime parole di Gesù, fermiamoci per capire. Oggi celebriamo la festa di un grande martire: San Massimiliano Maria Kolbe. Anche lui si è incamminato come Gesù per testimoniare il primato dell'amore di Dio per tutti noi. Affidiamoci alla sua intercessione per poter accogliere meglio l'amore di Dio e di viverlo nella nostra quotidianità.