lunedì 3 agosto 2009

4 Agosto: San Giovanni Maria Vianney

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Celebriamo oggi, 4 agosto, la festa di San Jean-Marie Vianney conosciuto da tutti noi come il santo curato d'Ars. Quest'anno in occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, il Santo Padre Benedetto XVI ha annunciato, durante l'udienza del 16 marzo 2009, concessa alla Plenaria della Congregazione per il Clero, che dal 19 giugno 2009 al 19 giugno del 2010, si terrà uno speciale Anno Sacerdotale, che avrà come tema: "Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote".
Il vangelo odierno segue il discorso della moltiplicazione dei pani (vedi Mt 14,22-36).
Si era creato un certo clima che Gesù senti il bisogno di ritirarsi in preghiera, sul monte. Il monte è il luogo dell'incontro con Dio. Gesù è il Figlio e quindi ha un'esigenza infinita di stare col Padre. Gesù è uomo e nel confronto con il Padre trova costantemente la chiarezza e il coraggio per compiere la sua missione.
Anche a noi viene detto di ritirarci sul monte a pregare. Ciò non significa una evasione, ma trovare il tempo per la preghiera personale. Il versetto iniziale dice che Gesù invita a salire su una fragile barca e a fare la difficile e stancante traversata del mare di Galilea in , spinta da un vento contrario.
Ma perché i discepoli possano giungere “all’altra riva e precederlo” non basta l’esercizio della loro fatica, occorre la loro fede. Anche noi oggi siamo in una traversata difficile verso un nuovo tempo ed un nuovo modo di essere Chiesa. Traversata difficile, però necessaria. Ci sono momenti nella vita in cui siamo assaliti dalla paura. La buona volontà non manca, ma non basta. Siamo come una barca che affronta il vento contrario.
Punto centrale di tutto il brano odierno è la fede e l'Evangelista mostra alcune immagini di come la fede è messa alla prova.
Cos’è la fede? Riconoscere Gesù, non come uno spirito qualsiasi, ma come il Figlio di Dio che è più forte delle onde del mare/male. Soltanto nella fede in lui e nella sua “presa” siamo salvati.
Pietro - che nel brano rappresenta la Chiesa, la comunità dei credenti - grida: “Signore, salvami!” e Gesù lo “afferra con la sua mano”. Le folle “toccano la frangia del suo mantello” e sono salvate. Dall’incontro di fede con Gesù e dalla sua “presa” viene ogni salvezza. Il racconto mette in chiaro che il farsi carico della miseria umana costituisce un presupposto indispensabile per una trasmissione del vangelo degna di fede.
Per superare queste angosce bisogna avere una fede adulta che conduce a una visione fiduciosa della storia che viene portata a compimento da Dio. Solo alla fine la comunità dei discepoli, educata nella fede in mezzo alle sue prove, fa la professione esplicita di fede in Gesù: "Tu sei veramente il Figlio di Dio".
La missione di Gesù viene ribadita e ricordata ai discepoli Egli è un profeta, ma soprattutto è un terapeuta. L'annuncio del vangelo non è solo la presentazione di una dottrina, ma soprattutto un progetto di salvezza in cui si realizza la fine del peccato, delle malattie, della sofferenza, del dolore. La lotta al male è il primo impegno che Gesù si assume e comanda ai suoi discepoli. Dimenticarlo, con la scusa degli impegni superiori dello spirito, è tradire la volontà di Dio.

Gesù, Signore della natura e della storia, libera dal male e dalla morte, paure che attanagliano e bloccano ognuno di noi.