domenica 2 agosto 2009

Lunedì della XVIII settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


La liturgia di oggi ci propone ancora una volta il passo del Vangelo di Matteo riguardante il miracolo della moltiplicazione dei pani (vedi Mt 14,13-21). Un brano importante per comprendere la missione di Gesù e il compito dei discepoli.
Il brano della moltiplicazione dei pani comune a tutti e quattro gli evangelisti ricorre per ben sei volte nei vangeli (Mt, 14, 13-21; 15, 32-39; Mc 6, 34-44; 8, 1-10; Lc 9, 10-17; Gv 6, 1-13) con espliciti riferimenti eucaristici.
Il racconto parte dalla notizia della morte di Giovanni Battista per opera di Erode Antipa. La reazione di Gesù rivela il dramma e la tristezza che invadono il suo cuore. Giovanni Battista è il precursore, l’amico dello sposo, l’ultimo dei profeti, ma è anche colui che rivela a Gesù l’epilogo della sua predicazione in quanto profeta. La morte del Battista è preludio del Golgota.
Nei vangeli non abbiamo riferimenti espliciti a rapporti interpersonali tra Gesù e il Battista. Il loro rapporto va oltre le parole. Esso si realizza nel più profondo dell’anima, lì dove le parole diventano “sussulto di gioia” (Lc 1, 41).
Alla notizia della morte del Battista, Gesù ha bisogno di appartarsi. Anche a noi capita che a una notizia simile, che ci rattrista, abbiamo bisogno di appartarci, di cercare un luogo deserto. Ma per Gesù, come del resto per noi, i piani cambiano e devono cambiare. Infatti, nel brano notiamo la folla che capovolge la situazione, segue Gesù perché ha bisogno di lui. Tra quella folla ci siamo anche noi, sfiniti, che cerchiamo non solo il pane quotidiano, del lavoro ma quello della vita e della vita eterna.
Sembra interessante notare, alla nostra lettura spirituale, che la folla segue Gesù in quanto alla predicazione, ma è Gesù a seguire la folla in quanto ai bisogni.
Il Seguire di Gesù è un sentire compassione per tutta quella gente. Questo atteggiamento manifesta la misericordia che nasce da una commozione interna, viscerale.
I discepoli intervengo a questa sua compassione e ponderando l’ora ormai tarda e la folla numerosa proponendo la più esatta delle azioni: il congedo reciproco. Non c’è nulla di sbagliato nella loro proposta, anzi, forse è porre un freno a certe esagerazioni a cui chi vuol bene non sa mettere fine. Quanti di noi avremmo detto o fatto lo stesso o facciamo e diciamo allo stesso modo? Dietro tanta premura, aleggia la logica dell’ognuno faccia per sé.
L'atteggiamento dei discepoli ricorda le resistenze e l'incredulità del popolo d'Israele nei confronti della potenza di Dio che si concretizza in azioni gratuite per l'uomo (Es 16,3-4; 1Re 17,12; 2Re 4,2; Sal 78,19).
Ma Gesù dice: “Date voi a loro da mangiare”. Cioè, date quello che voi avete e io lo moltiplicherò. Attenzione! Gesù non chiede di dare ciò che abbiamo, ma ciò che siamo! Condividete voi stessi e diventerà sostegno per tutti. La vostra povertà donata, sarà sorgente di abbondanza per tutti.
Dare se stessi, lasciare la solitudine del luogo deserto, immergersi e perdersi nel tempo dell’altro è quanto desidera Gesù da noi tutt'oggi ed è un tempo da vivere senza sosta. Date voi stessi loro da mangiare, lasciate che il dolore, il bisogno dell’altro disturbi il vostro sonno quieto, i vostri ritmi inamovibili, le vostre priorità indiscusse. Allora, e solo allora il pane sarà moltiplicato e la fame saziata, ma non quella del ventre, ma quella del dono, perché l’uomo d’oggi muore sotto il peso dell’indifferenza e dell’egoismo più totale.
Come ai discepoli Cristo Gesù ci invita a dare senso all'Eucarestia che viviamo. A far sì che ogni eucarestia sia per noi una chiamata a farci dono d’amore in Dio per i fratelli.