domenica 16 agosto 2009

Lunedì della XX settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Oggi il calendario liturgico carmelitano riporta la festa del beato Angelo Mazzinghi. Il vangelo odierno riporta per noi l'esperienza del giovane ricco che se ne ritornò a casa sua perché legato alle sue ricchezze (vedi Mt 19,16-22).
Una domanda di fondo suscita l'attenzione per noi: che cosa ci manca ancora se osserviamo i comandamenti di Dio?
Parole legittime. Infatti il giovane voleva conoscere il cammino che porta alla vita eterna. Ora, il cammino della vita eterna era e continua ad essere: fare la volontà di Dio, espressa nei comandamenti. Detto con altre parole, il giovane osservava i comandamenti senza sapere a cosa gli servivano! Se lo avesse saputo, non avrebbe fatto la domanda. Quante volte mi capita in rete sentir dire a qualcuno che è cattolico senza sapere il suo significato e magari nascondendosi dietro il proprio punto di vista. Ma per tanti di noi, cattolici, non sappiamo perché siamo cattolici. Ci basta dire che siamo nati in una famiglia cattolica e tali siamo noi. Essere cattolico è paragonato ad una tradizione o usanza!
Il giovane del Vangelo, sembra che vada alla ricerca di qualcosa di speciale, di una indicazione nuova e Gesù richiamandosi sia al suo insegnamento (6,19-21.24-34) sia alla pratica della Chiesa primitiva (At 2,44) invita il giovane a rinunciare alle ricchezze.
Qualcosa di molto difficile da rinunciare. Eppure continua amancarci la povertà: ci manca quella spogliazione di noi stessi per essere riempiti e disponibili all'amore divino". "Va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi". E' il cammino di chi vuole entrare a fare parte della vita divina. Un cammino che si esaurisce nell'osservanza fedele dei comandamenti. Ma non basta. Perché essere ricchi e protetti porta difficoltà a tendere e aprire la propria mano ove è racchiusa la sua sicurezza. Afferrati ai vantaggi dei propri beni, viviamo preoccupati in difesa dei nostri interessi.
mentre se guardiamo la persona povera non ha questa preoccupazione. Ma ci sono poveri con la mentalità di ricchi. Molte volte, il desiderio di ricchezza crea in loro una grande dipendenza e rende il povero schiavo del consumismo, poiché ricerca la ricchezza dappertutto. Non ha più tempo di dedicarsi al servizio del prossimo.
In questo piccolo e grande discorso, l'Evangelista non vuole fare riferimento alle vocazioni religiose e sacerdotali, ma parla semplicemente dell’ideale cristiano, della giustizia del discepolo che deve essere superiore a quella del fariseo e dello scriba. L’uomo non è invitato a seguire i “consigli evangelici” (del resto sono consigli), ma a diventare un discepolo di Gesù, e l’invito.
La perfezione è per tutti e alla portata di ciascuno perché riguarda il cuore. II cuore è perfetto quando è tutto di Dio e non è diviso con altri. L'uomo perfetto e la donna perfetta sono coloro che hanno compreso che non si può servire Dio e mammona (Mt 6,24). Se si ama Dio sopra ogni cosa, è logico distribuire le proprie ricchezze ai poveri.
Nel Vangelo il giovane ebbe una occasione e l'ha persa. E tu?