lunedì 24 agosto 2009

Martedì della XXI settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


La Parola del Vangelo di questo martedì, nella memoria della carmelitana beata Maria di Gesù Crocifisso, parla della falsità degli scribi e dei farisei e di quanti la imitano (vedi Mt 23,23-26).
Chi sono questi personaggi biblici? Gli Scribi erano i teologi e gli interpreti della legge: la loro ambizione era la fedeltà alla volontà di Dio. Ma credevano di essere fedeli alla legge "ripetendola" e pensavano di essere attuali frantumandola in una casistica sempre più complicata. In tal modo finivano col chiudere la legge e con l'allontanarla sempre più dall'autentica volontà di Dio.
Gesù continua il suo ultimo discorso alla folla. In questo brano Gesù continua a smascherare l'ipocrisia, o meglio gli ipocriti. L'ipocrita è un uomo che recita. Ama la pubblicità. Ogni suo gesto ha il solo scopo di attirare l'attenzione su di sé (cfr. Mt 6,1-6). La radice profonda dell'ipocrisia è la ricerca di sé, il fare tutto per sé, non per gli altri o per Dio. Infatti l'egoismo, è l'esatto contrario dell'amore (cfr. 1Cor 13,1-7).
Nel brano troviamo "due guai". Dovremmo leggere il capitolo 23, ove troveremo un "settenario di guai" e una sua conclusione per capire le polemiche che usa Gesù per capire il vertice della rottura con i farisei. Quelli che troviamo nel nostro brano odierno sono il quarto e il quinto "guai".
Il quarto “guai” (vv.23-24) è rivolto contro il capovolgimento dell'ordine dei valori. Gli scribi e i farisei ritenevano più importanti le prescrizioni esterne che i doveri morali fondamentali.
Il pagamento della decima della menta, dell'aneto e del cumino, le erbe aromatiche più in uso, pare un'esagerazione. Nella legge era previsto solo il pagamento della decima per l'olio, il mosto, i cereali, che poi fu esteso al raccolto in genere (cfr. Nm 18,22; Dt 14,22-23; Lv 27,30). Le cose più importanti nella legge sono il diritto, la misericordia, la fede.
Gesù non obietta contro questo rigorismo in se stesso, queste norme però, pur legittime, sono prive di valore quando sono disgiunte dalla giustizia, dalla misericordia e dalla fedeltà, veri e fondamentali precetti.
Il quinto “guai” (vv. 25-26) mette in discussione la devozione legale farisaica, ai limiti del fanatismo. Il piatto e il bicchiere non sono qui intesi in senso letterale: è dubbio che la prassi ebraica si accontentasse di lavare l’esterno dei recipienti. I recipienti sono metafore e simboleggiano le persone, e il “guai” è diretto alla preoccupazione di una corretta osservanza esteriore a scapito di una disposizione interiore.
L'evangelista ci dice che è facile lasciarsi prendere dallo spirito farisaico: l'egocentrismo porta a pensare solo alla propria felicità bloccando quella degli altri; l'attaccamento "all'oro del tempio" e "all'offerta che vi sta sopra" fa perdere di vista il Signore; l'amore per se stessi fa dimenticare la misericordia e spinge a "filtrare il moscerino e ingoiare il cammello"; l'orgoglio porta ad essere come "sepolcri imbiancati" e "guide cieche". La salvezza dal fariseismo sta nell'accogliere prontamente la parola di Dio custodendola e mettendola in pratica.
A noi quindi trovare la possibilità di vivere, nel nostro quotidiano la legge di Cristo come realizzazione di un piano di salvezza che passa attraverso il rispetto ed il perdono.
La giustizia, la misericordia e la fedeltà sono i valori più importanti della legge. Preghiamo perchè diventino la base di ogni umana convivenza.