martedì 25 agosto 2009

Mercoledì della XXI settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Ancora una volta ricordiamo un figlio illustre del Carmelo il beato Giacomo Retouret.
Il Vangelo odierno, continua il discorso tra Gesù e i farisei. I "guai" che troviamo nel brano odierno (vedi Mt 23,27-32), riprendono e rafforzano lo stesso tema dei due "Guai a voi" del vangelo di ieri.
Gesù critica la mancanza di coerenza tra la parola e la pratica, tra ciò che è interiore e ciò che è esteriore.
L'immagine che usa Gesù per raffigurare gli scribi ed i farisei è quella dei sepocri imbiancati. Un'immagine ripugnante: sepolcri pieni di putredine: davvero l'ipocrisia è un orribile misto di marciume, ammantato all'esterno da veli seducenti. In altre parole, la loro religiosità è talmente bigotta, che non è in grado di dare loro la Vita Eterna.
L'aspetto esteriore, così curato da questi ipocriti, può ingannare facilmente. Il bianco pulito che riveste le pareti dei sepolcri nasconde una realtà diversa. Gesù non vede il bianco che indica candore ed innocenza ma solo una "cataratta" che ricopre malvagità d'animo.
Attenzione! Il Vangelo non può essere solo una pia copertura esteriore, ma deve invadere il nostro cuore e trasformarlo, perché tutta la nostra vita venga come resuscitata dalla morte di sentimenti freddi e atteggiamenti duri e insensibili verso gli altri. Non possiamo non riconoscere l'attualità di questo insegnamento, soprattutto in una società che del corpo ha fatto un vero culto in nome dell'apparire. Cosa si nasconde dietro a questo desiderio di offuscare sempre di più la nostra essenza? Perché affannarsi e preoccuparsi troppo della propria immagine sociale? Si potrebbe continuare, ma credo che ad una giusta risposta possiamo aggiungere quella della paura di chissà che cosa che a volte ci trasforma in giudici degli altri per prendere le distanze da chi ai nostri occhi sbaglia. Chi fa così però nasconde la propria debolezza e il bisogno di essere sostenuti ed aiutati dal Signore per essere migliori. Sentirsi giusti ci rende disumani, riconoscersi deboli e bisognosi ci fa assumere l'atteggiamento del discepolo che ha bisogno del Signore, l'unico ad avere "parole di vita eterna". S. Girolamo ha scritto ai cristiani del suo tempo: "Guai a noi, i vizi dei farisei sono passati a voi!".
In tutto questo manca la pratica cristiana dove si è smesso di viverla e di testimoniarla.
Preghiamo così: O Dio che tutto vedi, davanti a te ogni inganno e apparenza si dissolvono per lasciare spazio alla verità. Allontana da noi ogni ipocrisia e donaci l'umiltà per servirti lealmente. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.