martedì 10 novembre 2009

11 Novembre: San Martino de Tours

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Oggi celebriamo la memoria di san Martino de Tours. Una festa che ogni paese e città ricorda in mille modi, come pure ricordiamo la sua classica iconografia che vede il santo che condivide il suo mantello, da lui diviso con un povero, secondo una leggenda agiografica raccolta da Sulpicio Severo, fu una reliquia tenuta in grande onore nel Regno dei Franchi. Il Vangelo odierno (vedi Lc 17,11-19), il Signore nel suo peregrinare tra le miserie del mondo incontra tutte le nostre umane povertà fisiche e spirituali e a tutti, senza distinzione, offre il suo divino soccorso. Nel brano ascoltato, Luca racconta la guarigione dei dieci lebbrosi che implorano la guarigione. Questi sono l'immagine dell'impotenza dell'uomo di fronte alla debolezza fisica e psicologica. Gesù ascolta il loro grido e li guarisce, invitandoli a compiere il gesto della constatazione ufficiale della guarigione davanti ad un sacerdote, unico modo per essere riammessi alla vita della comunità. Uno solo torna a ringraziare, pieno di fede. Ed era un samaritano! La gratitudine è un altro tema tipico Lucano: vivere in atteggiamento di gratitudine e lodare Dio per tutto ciò che da Lui riceviamo. Per questo l'Evangelista dice molte volte che la gente rimaneva ammirata e lodava Dio per le cose che Gesù compiva (Lc 2,28.38; 5,25.26; 7,16; 13,13; 17,15.18; 18,43; 19,37; ecc).Il vangelo di Luca ci riporta diversi cantici ed inni che esprimono questa esperienza di gratitudine e di riconoscenza (Lc 1,46-55; 1,68-79; 2,29-32). Nel suo viaggio verso Gerusalemme, Gesù sta per entrare in un villaggio e gli vengono incontro dieci lebbrosi. È la seconda volta che Luca narra la guarigione dalla lebbra (la prima è in Lc 5, 12-14). Questa volta, a differenza della precedente, i lebbrosi si fermano a distanza e gridano il loro bisogno di guarigione. Abbiamo questo fermarsi a distanza quasi a pensare alle molteplici grida del mondo per invocare aiuto e sostegno. Qui viene spontaneo pensare ad una ormai frase diffusa: "basta la salute, la salute è tutto, quando c'è la salute!". Vero, verissimo, lo sa bene chi è stato o sta male, chi deve fare i conti ogni giorno con la malattia e la fatica dell'esistere. Però Gesù aggiunge un ingrediente in più: la salvezza che è più importante della salute, perché puoi scoppiare di forza e di energia, puoi essere una persona con la salute fragile e vivere la tua vita come un dono d'amore. Il gioco di parole che Gesù usa e che testimonia del suo addolorato stupore dice bene: "dieci sono stati sanati, uno solo si è salvato?". I nove che si sono sentiti guariti non hanno neppure volto lo sguardo al Dio cui si erano rivolti con autentico dolore e sofferenza? La domanda ragionata viene spontanea. Il Dio cui ci rivolgiamo, è il Dio che deve guarirmi e risolvermi i guai? Il samaritano, straniero, non sa capacitarsi di tanta grazia, di un tale dono e torna indietro a ringraziare. Egli viene sanato nel corpo e nello spirito a differenza degli altri nove che rimasero, sì, sanati nel corpo ma malati nel cuore.

Anche noi, salvati, facciamo diventare di questa giornata un ringraziamento, che non ci accada di sentire rivolto a noi rimprovero addolorato del Maestro!
Signore, guariscici da ogni lebbra, da ciò che ci allontana dai fratelli ma, soprattutto, salvaci dall'ingratitudine verso di te!