venerdì 27 novembre 2009

Sabato della XXXIV settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


In questi giorni stiamo ascoltando alcune versetti del vangelo che già abbiamo ascoltato. La Parola non torna a noi a caso o per caso. E' Gesù stesso, buon pastore, che si preoccupa. Il suo invito è a rimanere svegli e a pregare (vedi Lc 21,34-36), perché si possa sfuggire al potere ricorrente del male.
Questi due verbi all'imperativo: "vegliate" e "pregate", si rivelano ancora più incisivi ed esprimono qualcosa d'inequivocabile perché, poco prima, Gesù ci ha messi all'erta circa l'impedimento più pericoloso all'esito felice del nostro vivere. Si tratta dell'appesantimento del cuore. È un'espressione che esprime bene la causa prima di ogni abbandono e deriva, di quell'andare poi vagando su strade sbagliate dentro oscurità e morte. In genere non avviene di colpo ma è concomitante a un graduale lasciarsi andare, abbandonare il cammino spirituale attratti dalle lusinghe della mondanità. La terapia per combattere questo male è proprio l'impegno a vegliare pregando.
Stai sveglio, vigili con discernimento perseverante sulla tua condotta. T'impegni dunque, non con le sole tue forze, ma con quella grazia di Dio che, appunto, ti viene dalla perseverante preghiera.
Per Gesù non sono solo parole, sono anzitutto vita. Forse la gente non l'ha capito subito, ma lo intuisce e per questo accorre ad ascoltarlo sin dal mattino. E' l'alba del nuovo giorno!
Anche oggi ci troviamo di fronte a situazioni difficili e talora persino drammatiche e attendiamo l'alba di un mondo nuovo. Ma guardate il fico, dice Gesù: guardate il suo germoglio, è un piccolo segno e come tale è già presente e operante un futuro nuovo, quello del Vangelo. Infatti, dove germina l'amore, il perdono, la misericordia, il dialogo, la pace, là ci sono i germogli del regno di Dio.
La fine di tutto non sarà all'insegna della facilità. Il passaggio da questa all'altra vita, sia nell'esperienza personale che di tutti, esige quella forza di cui parla Gesù: qualcosa che dall'Alto viene dato a chi è vigilante e persevera nella preghiera. "E' opportuno che ogni uomo si prepari alla sua venuta, di modo che non vi sia nessuno che risulti o schiavo del ventre (cfr. Rm 16,18) o implicato negli affanni della vita" (San Leone Magno).
Questo tempo dobbiamo viverlo come agnelli. "Finché saremo agnelli, vinceremo e, anche se saremo circondati da numerosi lupi, riusciremo a superarli. Ma se diventeremo lupi, saremo sconfitti, perché saremo privi dell'aiuto del pastore. Egli non pasce lupi, ma agnelli. Per questo se ne andrà e ti lascerà solo, perché gli impedisci di manifestare la sua potenza" (San Giovanni Crisostomo).
Signore, non permettere che io viva un cristianesimo sonnacchioso e accomodante. Dammi la forza del tuo Spirito, aiutandomi ad essere vigile e orante.