domenica 13 dicembre 2009

14 dicembre San Giovanni della Croce

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Celebriamo oggi, come chiesa e come carmelitani, san Giovanni della Croce.
Il Vangelo odierno ci fa conoscere di fronte agli atteggiamenti altezzosi e indisponenti il silenzio di Dio (vedi vangelo del giorno).
Gesù, viene presentato dall'evangelista Matteo come colui che insegna con autorità, un'autorità che gli viene riconosciuta dai suoi nemici, che originerà stupore nei suoi concittadini che notano la differenza tra il modo fresco e significativo di parlare di Gesù e quello abitudinario e stanco degli scribi.
Ma "non poteva mancare" da parte degli scribi e dei farisei ancora la loro ultima parola: per loro infatti Gesù non ha nessuna autorità: Egli non è uno scriba, non si è preparato per anni a leggere e interpretare i rotoli della Torah; o discepolo di un rabbino come Saulo di Tarso. Gesù è il figlio di Giuseppe il falegname di Nazareth e tutta la sua autorevolezza deriva dalla sua straordinaria capacità di vivere e di amare e dalla sua conoscenza perfetta di Dio continuamente nutrita nella preghiera e nella riflessione.
In tutto questo vi è un grande insegnamento. L'autorità non viene dallo studio della parola o chissà da quale classe sociale. Alle volte restiamo attoniti e confusi dalle voci di chi ci sta intorno: voci solo all'apparenza autorevoli ma che, alla resa dei conti, risultano illusorie, sopratutto se queste voci sono piene di orgoglio e superbia e alle volte prepotenti.
Gesù è credibile perché non recita una lezione su Dio come capita ancora ai nostri giorni, ma parla della sua esperienza; è credibile perché non fa della sua cultura un'arma per affermare una diversità o per affermare un potere, ma la usa per condurre il popolo alla presenza di Dio, alla comunione intima con Dio.
Ancora oggi, in questo nostro secolo, dove tutti sembra che siamo in grado di fare tutto, la sua Parola resta immutata, comprensibile, perché parla ai cuori, perché riempie di vita, perché dona la luce di Dio.

Credo che sia arrivato il tempo che i tuttologi si mettano da parte o almeno che abbiano la coscienza che ognuno può dare del suo. Sì, in Gesù ognuno può dare del suo ma Lui ha autorevolezza nel suo parlare, solo lui può dirci cose su Dio che nessuno, mai, avrebbe potuto immaginare.
Cominciamo allora a smontare le nostre false sicurezze, cerchiamo di guarire dalla sindrome del falso problema, smettiamola di pensare come se fossimo dei dominatori.
Dio non guarda il cuore altezzoso e superbo ma volge lo sguardo su chi ha un cuore in ricerca, un cuore che sperimenta il proprio limite e che perciò sa elemosinare.