mercoledì 30 dicembre 2009

31 Dicembre - VII giorno fra l'ottava di Natale

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Siamo arrivati all'ultimo dell'anno. Un giorno in cui botti e quanto concerne a una festa si rende più vivo. Giorno in cui facciamo il gran cenone di San Silvestro. In questo frastuono sorge una domanda spontanea: come siamo arrivati a questo giorno?
Alla fine di un anno in genere nelle nostre chiese si canta il Te Deum, l'inno di ringraziamento per tutti i benefici ricevuti in questo anno. Qualcuno potrebbe obiettare: e io che sono sempre nella disperazione? Che ho ricevuto solo veleno? cosa e chi debbo ringraziare? Sono le domande di sempre e che si accentuano in un momento particolare che vorremmo fosse magico.
Ma purtroppo non è così, però dalla nostra interiortà può nascere qualcosa di buono che ci proietta in avanti.
Anche in questa liturgia, siamo chiamati a guardare ai principali avvenimenti, personali e collettivi, che hanno scandito questo 2009, con uno sguardo contemplativo, che faccia emergere, nelle e dalle varie vicende, il segno della presenza di Cristo. Ecco perché, mentre ci congediamo dal 2009 sentiamo il bisogno di rinnovare, con intima gioia, la nostra gratitudine a Dio che, nel suo Figlio, ci ha introdotti nel suo mistero dando inizio al tempo nuovo e definitivo.
Il vangelo che ascoltiamo oggi è tratto dal prologo del vangelo di Giovanni (vedi Gv 1,1-18). Il "Verbo", ovvero "Parola", si è fatta carne. Per l'uomo della Bibbia "la parola" è l'espressione più profonda e intima di una persona, e lo stesso Dio non sarebbe Dio se non comunicasse la sua Parola dal fondo del suo essere. Anche per l'evangelista Giovanni è così. Il Verbo è generato eternamente dal profondo del seno del Dio-Amore; egli è il volto del Padre, è l'uguaglianza nella diversità delle due persone che si amano e si comunicano. Con questi primi versetti Giovanni ci introduce nel mistero della rivelazione eterna di Cristo.
L'evangelista afferma che è venuta ad abitare in mezzo a noi la Parola stessa di Dio. Di fronte a tale mistero d'amore di Dio, l'evangelista sottolinea la mancata accoglienza degli uomini: la Parola era la luce, eppure gli uomini hanno preferito le tenebre; la Parola venne tra i suoi, ma essi non l'hanno accolta. Coloro però che l'hanno accolta sono diventati figli di Dio.
L'evangelista Giovanni proclama il Verbo di Dio creatore delle cose e del tempo, venuto ad abitare tra gli uomini. "Un momento di tempo, ma il tempo fu fatto da quel momento", come ci ricorda il grande poeta Eliot. Il tempo non è vuoto, non si consuma nella insignificanza di giorni che non contengono nulla e non portano a nulla, ma vive nella pienezza della presenza del Signore. La vita non prende significato dalle nostre costruzioni, ma dalla novità della sua tenda posta tra le nostre case.
La Parola ci riporta "in principio". ovvero a un ripercorrere Dio nella nostra vita trascorsa e sentire ancora una volta questa importanza vitale. Abbiamo bisogno di sentire l’importanza di Gesù Cristo nella propria vita, verificare quanto Gesù Cristo sia essenziale a noi ed a chi ci è vicino per ridare senso e vigore alla vita, esige una più profonda spiritualità ed un serio impegno nell’evangelizzazione.
Evangelizzazione che necessita di donne e uomini che vivono con entusiasmo e maturità la loro fede.
Impariamo ad aprire il Vangelo giorno dopo giorno, pagina dopo pagina. Così facendo cresceremo nella conoscenza e nell'amore del Signore. Possiamo dire che la Parola che ascoltiamo deve diventare carne anche nella nostra vita.
L'Eucarestia che celebriamo è già dire grazie al Signore dei suoi doni. Ma ci manca la frequentazione della Parola per ringraziare il Signore del suo continuo amore per noi.
Preghiamo così: Vieni, Signore Gesù. Per l'ultima ora, per ogni ora, per ogni giorno. Vieni a redimere il mio tempo, il tempo del mondo, occupandolo con la tua presenza. Noi ti lodiamo Dio, per quanto ci hai donato.

A tutti voi il mio caloroso augurio per un anno di pace e d'amore illuminati dalla Parola di Dio!!!