mercoledì 17 febbraio 2010

Giovedì dopo le Ceneri

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Abbiamo appena iniziato il cammino quaresimale, che subito col vangelo odierno viene tracciato per noi l'iter della Passione, non solo per l'uomo-Dio, ma anche per quanti si fanno suoi discepoli (vedi Lc 9,22-25).
Gesù è il Servo sofferente che si consegna al Padre. La croce è lo scandalo che esige conversione profonda e continua. La fede e la scelta di seguire Cristo si decidono sulla strettoia della croce.
Gesù qui rivela il mistero del pensiero di Dio che l'uomo non può né pensare né accettare. Il problema non è tanto il riconoscere che Gesù è il Cristo di Dio, ma "come" è il Cristo di Dio.
Luca nel presentare gesù come servo sofferente da' la prima autorivelazione piena di Gesù, il nocciolo della fede cristiana, il suo mistero di morte e risurrezione.
Il mistero di Gesù è la sofferenza del Servo di Dio che ama il Padre e i fratelli. La croce è il nostro male che lui si addossa perché ci ama. Il "Se qualcuno vuol venire dietro a me…" è una chiamata singolare ed universale a entrare con lui nel suo cammino verso il Padre.
Gesù chiede di prendere la croce e di seguirlo. Portare la croce è diventato sinonimo di sopportazione e pazienza. Bello, mistico, utilissimo per ricordarcelo in quaresima. Peccato che Gesù non intendesse questo! Portare la croce, cioè: perdere la faccia. La croce, sappiamo benissimo, era l'umiliazione più ignominiosa che si potesse anche solo immaginare, sia per i cittadini romani, sia per gli ebrei.
Rinnegare se stessi e portare la croce significa: amami fino al punto che non ti importa di perdere la faccia per me, seguimi fino a scoprire che valgo più di ogni altra cosa.
Così Gesù ci invita ancora in questa Quaresima a riscoprire che egli è tutto, l'assoluto, la pienezza, l'amore, ogni desiderio e ogni anelito colmato. Ci sfida a scoprire che l'unica cosa che conta è quella di perdere la propria vita per amore, donarla questa vita, come saprà fare (l'ha fatto) Gesù.
Scuoti, o Padre, la nostra coscienza pigra e intorpidita dal peccato, e fà che, accogliendo il giudizio della tua Parola sulle nostre incoerenze, viviamo in maniera più responsabile l'impegno della fede. Amen.