lunedì 22 febbraio 2010

Martedì della I settimana di Quaresima

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il tempo di quaresima vuole accentuare il cammino della Passione sotto l'aspetto della preghiera. Preghiera da vivere e testimoniare ogni giorno dell'anno.
Sant’Agostino ci presenta questo cammino della preghiera come l’incontro della sete di Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi abbiamo sete di lui. Santa Teresa di Gesù Bambino diceva che la preghiera è uno slancio del cuore, un semplice sguardo gettato verso il cielo, un grido di gratitudine e di amore nella prova come nella gioia.
Nel vangelo di oggi il Signore Gesù ci offre la preghiera più bella, ci insegna la preghiera cristiana, che si contrappone alla preghiera dei farisei e dei pagani: il Padre nostro (vedi Mt 6,7-15).
Qui Gesù parla della preghiera, svelando gli atteggiamenti che ne impediscono il fiorire, come la vanità e la prolissità. Nei nostri versetti chiede il coraggio di una preghiera semplice, filiale, al plurale, che si unisce alla sua, rivolgendosi all'unico Padre di tutti.
L'espressione "Non sprecate parole", è l'esagerazione delle parole nella nostra preghiera. Ciò è sintomo di un cuore che ancora non si è liberato dall'ego, che non si vive come figlio, conosciuto e accolto nel suo bisogno dal Padre.
Il muoversi della preghiera ha una sua propria dimensione. Essa non è solo una nostra azione, un coronamento dei nostri sforzi, ma è dono di Dio, spazio in cui lo Spirito parla in noi, per noi e di noi al Padre. È lo Spirito Santo che suscita, guida, sostiene la preghiera, ne mantiene vivo il desiderio. È Lui a darci la forza quando ogni gratificazione sensibile viene a mancare.
Nella preghiera Egli è il protagonista!
La preghiera è un viaggio in compagnia dell'Amico, che si fa sempre desiderio di ricerca e di rinnovo e che grazie all'azione dello Spirito ci uniamo alla preghiera di Gesù.
Per vivere questa dimensione, è importante imparare il silenzio interiore della preghiera. Proviamo a fare il tempo della preghiera il tempo del silenzio, perchè tacendo lasciamo posto ad un Altro che parla, ci mettiamo sulla lunghezza d'onda del Signore e non delle nostre richieste.
Non usiamo allora troppe parole come i pagani, confondono la preghiera, la chiudono in se stessa, la soffocano, le impediscono di scoprire la paternità di Dio, che tutto conosce. Durante la nostra preghiera non abbiamo anzitutto un chiedere o promettere qualcosa, ma una presa di coscienza di questo grande dono, che ripresenta e realizza quell'esperienza fondamentale che da' senso e pienezza alla vita. Siamo legati con un vincolo personale con Dio Padre sulla relazione dell'essere figli nel suo Figlio prediletto in forza anche del suo stesso comando: "Voi dunque pregate così"...
nella preghiera Gesù ci prende per mano e ci invita a dire "Padre".
La preghiera del Padre nostro è la preghiera comunitaria e personale, proclamata in confidenza, perché mentre ci rivolgiamo al Padre, portiamo nel cuore tutti gli altri fratelli, condizione indispensabile per essere tali. Ci rivolgiamo innanzitutto al Padre in piena fiducia, perché in noi sia santificato il suo nome, sia accolto e riconosciuto il suo regno d'amore, sia fatta la sua volontà, garanzia per la nostra pacifica convivenza. Lo invochiamo ancora perché ci dia sempre il pane della Vita Eterna, che sia clemente sulle nostre miserie, come noi vorremmo fare verso gli altri, che non ci faccia cadere nel pericolo, che non ci lasci soli nella tentazione, ma ci liberi dal male.
Tutto questo lo chiediamo perché siamo enormemente coscienti che senza il suo aiuto nulla possiamo sperare.

Il Padre nostro di Romano Battaglia