domenica 21 marzo 2010

Lunedì della V settimana di Quaresima

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Si avvicina sempre più il giorno della Pasqua e in questi giorni ci sta accompagnando l'evangelista Giovanni.
Il tema della luce è quello che oggi Giovanni, nel suo vangelo, ci presenta con le parole di Gesù rivolte ai farisei: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (vedi Gv 8,12-20).
Per fare questa affermazione, Gesù prende lo spunto dalle luminarie della Festa delle Capanne, nella quale si illuminava il tempio di Gerusalemme con tanta profusione di luci. Superando l'orizzonte giudaico, Gesù si proclama la luce non solo di Gerusalemme, ma di tutta l'umanità. Egli, per la prima volta, si proclama, in modo solenne ed esplicito, la luce del mondo, cioè la rivelazione divina che porta vita e salvezza.
Questa affermazione richiama a due degli atteggiamenti che assumiamo nella vita di tutti i giorni e questi sono ripresi da Gesù per noi: Tenebre e luce.
E' una contrapposizione ricorrente nel vangelo di Giovanni chi segue Lui «non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
Avete mai provato a camminare cercando qualcosa al buio? Sicuramente sì. Ecco sappiamo benissimo forse, se conosciamo il luogo, dove stiamo mettendo i piedi, ma non sappiamo dove andiamo, non vediamo quello che stiamo cercando. La stessa cosa, pur diversa, è nel Vangelo. Chi cammina in esse - avverte Gesù - «non sa dove va» (Gv 12,35). Tenebra è dunque il buio fitto della notte esistenziale in cui l'uomo, avendo scelto irresponsabilmente di vivere nell'inautenticità, va alla cieca, interiormente disorientato. E più si vacilla, più la nostra vita è offuscata, incerta che crea una certa apatia affannosa e povera d'intenti.
In questo affanno della vita, c'è anche il rischio di adagiarsi in queste tenebre e divenirvi schiavo, schiavo di se stessi, schiavo della menzogna e senza nessun punto di riferimento perché basto a me stesso, perchè la mia fede è un fatto personale e nessuno può dirmi nulla.
Questo non è un incidente di percorso, ma una decisione maturata nell'oscurità della malafede superba, un atto ben congegnato e in piena libertà.
Certamente ognuno di noi si può ritrovare in queste o altre simili situazioni. Ma anche se per un momento ci fossimo arresi al buio, c'è una verità dirompente che può rimettere in circolazione inattese energie spirituali: la certezza di essere amati da Dio, che si ravviva quotidianamente nel dialogo orante con Lui. "Perché su di noi che eravamo immersi nelle tenebre e circondati dall'ombra della morte (Lc 1, 79) è sorta la luce, luce più pura del sole, più bella di questa vita terrena" (Clemente d'Alessandria). E "mentre attendiamo alle cure quotidiane, facciamo in modo che la parte più preziosa di noi, più attenta, sia dedicata a quello che noi sappiamo essere importante" (Bàhya ben Joseph ibn Paquda).
C'è un cuore da rinnovare e nessuno può tirarsi indietro se si vuole accogliere questa Luce divina. Ascoltiamo nel profondo la nostra coscienza, perché essa è testimone dei desideri di Dio per noi. Tanti possono desiderare per noi delle cose, qualcuno può desiderare noi stessi, ma l’unico che desidera per noi tutto il nostro bene è Colui che ci ha creati e ci ha salvati.