lunedì 15 marzo 2010

Martedì della IV settimana di Quaresima

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


La Liturgia ci propone ancora una volta un miracolo da parte di Gesù (vedi Gv 5,1-16). Il contesto geografico è Gerusalemme, in particolare vicino alla Porta delle Pecore, luogo che storicamente è identificato non troppo lontano rispetto al tempio. Il momento storico è stabilito dall'evangelista San Giovanni nello specificare che stiamo in un giorno festivo, di sabato. Gesù incontra un paralitico sul suo lettuccio.
Gesù viene presentato come colui che prende l'iniziativa, come il padrone della salute e può guarire dalle malattie anche più gravi. La sua parola è tanto potente da produrre immediatamente la guarigione. Cristo è il vero guaritore di tutto l'uomo. In particolare il prodigio mette in luce che Gesù è il Salvatore dei più deboli, dei più abbandonati e trascurati da tutti.
Gesù si china sulla povertà, sulla disperazione di quest'uomo che forse non ha più voglia di combattere, convinto com'è di non potercela fare. Gesù gli chiede: "Vuoi guarire?", sembra una domanda scontata, invece sottolinea nuovamente come la salvezza sia raggiungibile per l'uomo solo se collabora con Dio, se la vuole, se la desidera fino in fondo. Gesù è andato a risvegliarlo dal sonno provocato dal dolore, dalla solitudine, dall'abbandono, per motivarlo nuovamente ad intraprendere la strada della vita.
La guarigione dell'uomo infermo da trentotto anni, compiuta da Gesù, non è tanto un'opera di misericordia, quanto il manifestare l'opera di salvezza di Dio stesso, del Padre suo, attraverso la grazia del perdono e della salvezza.
Ognuno di noi, all’ascolto del Vangelo di oggi, deve trovare il suo compito nell’ordine di Gesù: “Alzati, cammina e non peccare più”.
Quel lettuccio da prendere e abbandonare è segno della conversione vera. La nostra vita può procurarci dei dolori che trasciniamo poi pesantemente. Solo l'incontro vero con Gesù, quello nel quale lo conosciamo nel suo Amore, può riscattare veramente la nostra vita.