domenica 17 ottobre 2010

18 ottobre: SAN LUCA

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Celebriamo oggi uno dei quattro evangelisti: San Luca. Possiamo ritenere caro questo uomo di Dio, in quanto anche lui tenne cara Maria, la madre di Gesù tanto è vero che di Lei ne è l'evangelista e il pittore.
Il vangelo odierno narra l'invio in missione dei settantadue discepoli (vedi Lc 10,1-9). L'evangelista, già all'inizio del cammino verso Gerusalemme, nota qual è il compito dei settantadue discepoli: andare nelle città ove Gesù stava per recarsi e preparare la gente all'incontro con lui. Essi non sono chiamati a restare nei luoghi abituali. Il Signore li invia perché preparino gli uomini e le donne con la predicazione del Vangelo per accogliere Gesù.

E' l'amore che viene inviato e condiviso. Gregorio Magno commneta questo brano dicendo che Gesù manda i discepoli due a due perché la loro prima predicazione sia l'amore vicendevole. L'amore, infatti, è la forza dei discepoli di ieri e di oggi.
L'amore del Signore vince ogni ostacolo di questo mondo come fecero i nostri santi. I discepoli non debbono portare nulla con sé se non il Vangelo e l'amore del Signore. Solo questo basta! E' il solo bagaglio per percorrere ancora oggi le vie del mondo, testimoniando non noi stessi, non le nostre tradizioni, non le nostre convinzioni, ma "colui che ci ha mandati": Gesù Cristo.
La missione dei settantadue è la missione nel mondo ma per non aderire alla mentalità del mondo. San Paolo scrivendo ai cristiani di Roma dice: "Non conformatevi alla mentalità di questo secolo" (Rm 12,2).

Gesù non vuol illudere i suoi discepoli promettendo loro una missione facile e piena di gloria terrena. Vi è però un invito prezioso che Gesù ancora oggi rivolge ai settandue discepoli del nostro secolo : siate come agnelli. Al male del mondo non rispondente quindi con il male ma con il bene. Le vostre armi non siano quelle che incontrerete ma siano l'annuncio del Regno, sia il dono della pace.
Il cristiano, che lotta nel mondo non è un superficiale che vive in modo sprovveduto ma è in grado di rispondere al male subito con amore e carità.
L'ottimismo cristiano è sapersi amati dal Dio dell'amore e della gioia che non deriva dal mondo ma dal sapersi essere amati e figli di un Dio che è soltanto Amore.

Facciamo nostre le parole del profeta Isaia e viviamole nella vita di tutti i giorni: "Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annunzia la pace, che reca la buona novella, che proclama la salvezza. (Is 52,7).