domenica 10 ottobre 2010

Lunedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il vangelo odierno parla di una generazione malvagia (vedi Lc 11,29-32). Gesù fa un’accusa molto forte contro i farisei e gli scribi. Volevano un segnale, un qualcosa su cui credere, perché non credevano nei segni e nei miracoli che stava realizzando.
In questi giorni abbiamo meditato e pregato su queste parole: "beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la osservano". E la prima a vivere questa beatitudine è stata anzitutto di Maria. Lei, infatti, per prima ha accolto, custodito e messo in pratica la Parola di Dio, vero fondamento della vita dei discepoli e della stessa convivenza tra gli uomini. Viene facile pensare come viviamo oggi la nostra vita di tutti i giorni?
Ancora oggi, tanti cercano segni prodigiosi, miracoli ove riporre la loro fede e la loro tranquillità quasi a nascondere la propria persona e la propria capacità di vivere e sperare.
Anche oggi abbiamo le città come Ninive che rendono difficile la vita, soprattutto per i più poveri. Spesso sono, anzi, fonte di squilibri fisici e mentali, creatrici di povertà e di emarginazione, di disperazione e di angoscia. Per questo tutti cercano qualcosa di prodigioso su cui confidare.
Noi stiamo a lamentarci di tutto ma non guardiamo mai noi stessi e ciò di cui veramente abbiamo bisogno. San Paolo denuncia che la Parola di Dio non può restare incatenata. Noi quasi quasi non la vogliamo e se il Papa viene nelle nostre città subito le grandi lamentele. Ma se qualcuno viene da fuori a corrompere le nostre coscienze tutto è a posto!!!
C'è bisogno che le strade e le piazze delle nostre città siano attraversate di nuovo dalla predicazione del Vangelo, come fece Giona che attraversò la piazza di Ninive predicando la penitenza. La Sacra Scrittura ricorda che il Vangelo è ben più prezioso della sapienza di Salomone e ben più forte della predicazione di Giona. Per questo la Parola di Dio deve risplendere e fare luce a tutti.
La salvezza dipende dalla nostra risposta all'annuncio di misericordia di colui che è più di Salomone e di Giona, al di sopra dei sapienti e dei profeti.