sabato 18 dicembre 2010

IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Siamo arrivati alla IV Domenica di Avvento. E' la domenica che precede il grande evento del Natale. La liturgia fin dall'Antifona d'ingresso ce lo ricorda così: "Stillate dall’alto, o cieli, la vostra rugiada e dalle nubi scenda a noi il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore. (Is 45,8)".
Ma in questa IV di Avvento, tutti siamo presi - quasi obbligatoriamente - dal correre qua e la per poter organizzare l'evento il miglior dei modi possibili (in pratica come svuotare le tasche). Tra questo correre c'è gente che corre verso la morte, verso la solitudine, verso la tristezza.
Il Vangelo di questa domenica, raccogliendo "l'annunciazione" fatta a Giuseppe, lo sposo di Maria ci pone quella domanda di fondo per capire quali siano i sentimenti che ci animano; ci fa fare una sosta quasi a ricordarci, con altre parole, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
C'è un Padre che continua ad amarci così come siamo ed ha pianto. Diceva Paul Fort (poeta francese, Reims, 1 febbraio 1872 – Montlhéry, 20 aprile 1960): "I mari sono la prova tangibile che Dio ha pianto della sua creazione". Il mare è questa nostra misera realtà che non è capace di riflettere nelle situazioni della vita.
Oggi, il vangelo ci presenta Giuseppe uomo giusto capace nei suoi dubbi, nelle sue paure di dare senso alla sua vita. Di dare una risposta alle domande della vita.
Giuseppe è l'uomo che ragiona, agisce in base a ciò che ha dentro, e che nel sonno emerge in libertà: Giuseppe, l’uomo giusto ha i sogni stessi di Dio: la sua parola parla nel sonno delle altre parole. Entrare nel sogno di Dio fa scoprire di essere figli. È scoprire la dimensione più profonda della vita e degli eventi.
Questa si chiama obbedienza alla Parola di Dio. Giuseppe l'ha fatta sua come fece Maria. Egli diventa padre nel momento che obbedisce, che si affida tutto alla parola di Dio.
In questa IV domenica di Avvento siamo chiamati a questa paternità, a generare Gesù. Giuseppe porta nella sua casa Maria. La casa è il luogo dove Dio si fa prossimo, si fa vicino, perché parla prima di tutto attraverso i volti delle persone che ci ha messo accanto, ci guarda prima di tutto con lo sguardo delle persone che vivono accanto a noi.
Noi dove portiamo Maria? Dove generiamo Gesù?
Riconosciamo il Signore nella nostra vita, all’opera nella nostra quotidianità e chiediamogli di aiutarci ad essere come lui ci vuole nel ricordare il Natale del suo amatissimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo.


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* l'immagine è presa da http://www.graficapastorale.it/