sabato 24 settembre 2011

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!




Anche questa domenica Gesù continua il suo discorso pedagogico e fin dall'inizio vuol farci riflettere: "che ve ne pare?".
Poche volte sentiamo risuonare in noi domande simili. Chissà da quali voci misurate siamo controllati per evitare di fare discernimento.
Il discernimento che il Vangelo propone sono i due figli che possiamo definirli "mistero di contraddizione tra loro", nel senso che ci rappresentano con i loro "sì" e con i loro "no".
Perché mistero di contraddizione? Perché somiglia al nostro modo di credere, al nostro modo di pensare di sapere o essere preparati per quel tal scopo e invece... no, si continua con atteggiamenti "di facciata", esteriori che rimangono lì e quindi non ci conducono alla conversione. Di conseguenza, un'altro interrogativo per il nostro discernimento ci viene dalla prima lettura presa dal libro del profeta Ezechiele: "Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?". Il discenimento qui va fatto anche pensando a quei momenti che ci troviamo radunati per celebrare l'Eucarestia... sembra un rito senza senso, non perché non ci piace il sacerdote, non ci sono i canti o sempre i soliti, etc., ma perché
abbiamo ridotto una celebrazione di fede a una superstizione.Quello che scrivo, cari amici, non è esagerazione in quanto ognuno di noi si è costruito un proprio Dio a sua immagine e somiglianza che poi alla fine risulta semplicemente che è il riflesso del proprio io.
Certo in questa grande massa ci sta chi ha voglia di vivere il Vangelo e che lo vive già, ma da quel poco contatto che ho con le persone mi accorgo sempre più di quanta falsità ci sta.
Manca proprio una rinascita, assumendo i tratti di Gesù stesso, così come ci invita san Paolo nella seconda lettura! Allora è il caso di fare come quel figlio che fa il suo percorso di pentimento e si converte e fa la volontà del Padre. Attenzione fare la volontà del Padre implica questo processo di trasformazione: pentimento e conversione. È un continuo discernimento, ricredersi, riconoscere i propri limiti, il proprio peccato e continuare ad andare nella vigna di Dio. Il papa san Gregorio Magno scrive: "È più gradita a Dio una vita ardente dopo la colpa che un’innocenza che intorpidisce nella sicurezza" (Regola Pastorale, III,28).
Ricordiamoci che essere discepoli significa anzitutto essere figli, così come siamo. Il discepolo non è al di sopra di nessuno, anzi è colui o colei che è capace di discernimento interiore, che ascolta la Parola del Padre, che continua sempre il suo cammino di perfezione fino alla morte, che fa suoi i sentimenti di Gesù per l'eternità.
Tutta la liturgia della Parola odierna ci invita a fare un esame di coscienza. Chiediamo l'intervento divino per il nostro esame di coscienza. Che ci aiuti a a scoprire i chiaro oscuri della propria vita e di darci la forza per una maggiore coerenza e trasparenza nelle proprie azioni.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!


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