sabato 30 giugno 2012

XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!



Una pagina piena di trambusto. Miracoli in corso: una fanciulla che è agli estremi della vita e una donna che perde sangue da dodici anni. E' il mistero della sofferenza. Anche oggi quando sentiamo scene simili, in particolare contro i nostri bambini, ci stringe il cuore e corriamo. Magari qualche trambusto lungo la via, che rallenta la nostra attenzione per un determinato obiettivo.
Quale dramma! Se ci abbiamo fatto caso, tutti e due i miracoli hanno a che fare con la vita. Forse in questo momento, ognuno è chiamato a fermarsi per riflettere sul senso della vita, senza sorvolare...
Nella pagina evangelica odierna Gesù vive questo dramma: è il cuore di Dio che non si ferma mai davanti alla vita, ma non sorvola (come spesso facciamo noi) anzi entra dentro il mistero dell'uomo. Non è facile, ma quanto si mette in discussione, qui, ora, è la fede forse ombreggiata dal dramma oppure no ma presentata come l'opposto di ogni cosa, in quanto adesione libera, personale di ogni uomo e donna di buona volontà in ricerca del vero, del bello.
Qualcuno potrebbe dire: che c'entra la sofferenza in questa ricerca, con la vita? Non sono parole prodotte da me, ma dalla stessa liturgia che prega per essere "sempre luminosi nello splendore della verità" e a "portare ai nostri fratelli il lieto annunzio della vita nuova".
L'evangelista Marco, poi, non fa altro che educarci alla vita buona del vangelo partendo da quell' intus legere per scoprire la verità di Gesà di Nazaret.
E' la fede che salva, dice la stessa Parola, quella fede pura e totale, fiduciosa solo nel Dio della vita. Qui abbiamo due aspetti della vita (o tanti se vogliamo), che possiamo classificare con imperfetta (quella della donna) e disperata (quella di Giairo) ma tutti e due chiamati a nuova vita. Questi nascono sempre dall'incontro tra la forza risanatrice che viene da Dio e la fiducia di chi gli si affida.
Sia allora la nostra preghiera la stessa che la liturgia, di questa XIII domenica del tempo ordinario ci offre: O Padre, che nel mistero del tuo Figlio povero e crocifisso hai voluto arricchirci di ogni bene, fa’ che non temiamo la povertà e la croce, per portare ai nostri fratelli il lieto annunzio della vita nuova. Amen. 


Buona domenica nel Signore a tutti voi!




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porta nella vita
Dio, non è Dio della morte ma della vita!


per la lettura spirituale

La prova della resurrezione è in Dio stesso e in questo legame che egli ha voluto creare tra se stesso e l’uomo. Dio è pienezza assoluta di vita, vale a dire di conoscenza e di amore. Ed egli ha voluto condividere questa vita con l’uomo al quale ha voluto dare la possibilità di conoscerlo, di servirlo, di amarlo. Ora una creatura a tal punto legata a Dio ‘ io sono il Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe ‘ una creatura che appartiene a tal punto a Dio, e alla quale Dio appartiene, non può più cessare di esistere. Questa creatura partecipa della pienezza di vita ricevuta da Dio. Nell’amore di Dio essa non può che vivere per l’eternità. 
Sì, Dio è proprio il Dio dei viventi perché tutti vivono per lui. È Dio stesso che fornisce la certezza della resurrezione, mediante il legame d’amore che ci lega a lui. (…) Qualunque cosa succeda, noi apparteniamo a Gesù. E Gesù appartiene a noi. Chi potrà separarci da questo amore di Dio che è in Cristo Gesù? Lo stesso apostolo rispondeva: né morte, né vita (Rm 8.38), nulla nel mondo, nulla al di là del mondo. Se viviamo, viviamo per il Signore; se moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo sempre del Signore (Rm 14.8). E qual è allora la differenza tra la vita e la morte? È sempre il Signore che ci precede, che ci ha legato a sé, che ci porta con sé, ovunque egli vada. Se questo è il suo amore per noi, può soltanto durare, e noi insieme a lui, nei secoli dei secoli (A. Louf, Beata debolezza..., pp. 204-5).