sabato 9 febbraio 2013

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il cammino del Signore continua pieno di Spirito Santo che annunzia il Regno e prepara l'umanità a "contemplare incessantemente la bellezza del Padre e impregnarne l'anima" (San Gregorio di Nissa).
Dopo l'inaugurazione del ministero pubblico, con l'omelia nella sinagoga di Nazareth, il rifiuto di Gesù Cristo da parte dei suoi concittadini, è la domenica delle prime vocazioni, conosciuta comunemente col brano della pesca miracolosa.
Ma questa non è la domenica del miracolo che tutti vanno in cerca! Infatti, il miracolo di questo brano non è la pesca, nell'immagine di una barca colma di pesci per una grossa vendita al mercato, anche se il cuore in un tempo di crisi economica penserebbe alla pesca. 
Il miracolo è l'incontro tra l'umano e il divino, che libera da ogni situazione di morte per rendere fecondi, fruttuosi.
Gesù si presenta all'uomo come ragione della speranza, che sale sulla barca per attraversare il mare della vita, superando le paure: il peccato dell'uomo.
Gesù sale sulla barca dell'uomo per proporre nuovi mari, nuovi orizzonti. Egli è colui che riempie la vita non di pesci, ma di senso.
In questa domenica viene evidenziata la chiamata dei primi discepoli, cioè di quel nucleo che sarà la prima comunità cristiana. Ma per essere discepoli dobbiamo "far ressa attorno a Gesù per ascoltare la Parola di Dio", perché ci addolcisca, ci infonda coraggio, ci valorizzi per renderci fecondi e non malinconici.
Il vangelo ci presenta dei pescatori intenti nella routine giornaliera del proprio lavoro. Quei pescatori siamo ciascuno di noi che ogni giorno cerchiamo di pescare qualcosa dalla vita, dall'esistenza. Ma cosa? Sembra solo le angustie della vita con una barca che fa acqua da tutte le parti.
Gesù chiama a gettarci in questo nuovo mare dell'umanità pieno di scogli che urtano la sensibilità, la dignità.
In questa situazione c'è gente ferita che attende un Simon Pietro, un Giacomo, un Giovanni. Attende i cristiani, cioè coloro che amano il Pescatore per eccellenza. Forse ci troviamo ancora tra accoglienza e rifiuto, ma Lui ci fa dono di "attrezzi giusti per il mestiere". Per vivere e testimoniare la vita ci ha dato la fede, la speranza e la carità.
Con questi "attrezzi", tutti noi possiamo tirare le barche a terra e Seguire Gesù fino in fondo.
Allora "duc in altum", cioè "conduci te stesso in alto". Questo è un invito a salire verso la fonte del proprio essere, senza guardare eventuali situazioni di adattamento, perché è il tempo del kairos, il tempo dell'incontro, il tempo della vita, il tempo della missione, senza voltarsi indietro. 


Buona Domenica nel Signore a tutti voi!


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