sabato 23 marzo 2013

DOMENICA DELLE PALME (ANNO C)

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Dopo un lungo cammino (vedi Lc 9), siamo arrivati a Gerusalemme. 
Un ingresso trionfalistico, pieno di osanna, pieno di dubbi, pieno di incertezze, pieno di odio, pieno di superficialità della modernità o postmoderno (e potremmo continuare all'infinito).
Ma questo è un giorno particolare, non uno qualsiasi perché Gerusalemme è il luogo per tutti, dove tutti dovranno sperimentare cosa significa amare, dove tutti dovranno capire che per seguire Gesù bisogna passare attraverso la croce del Golgota.
Quella che iniziamo è una grande settimana: è la grande settimana dell'anno liturgico in cui si celebrano i misteri della salvezza portati a compimento da Cristo Gesù (ecco perché è santa).
Fermiamoci all'ingresso anche noi insieme a quella folla. Anche noi come allora, ripetiamo le stesse gesta. Allora chiediamoci: perché osanniamo? perché stendiamo palme o ramoscelli di ulivo? perché stendiamo mantelli?
Il brano evangelico presenta una gioia ma nasconde il suo crucifigge. C'è la gioia dell'incontro col Messia che viene a liberarci dall'oppressore direbbero molti. Ma il Messia non cavalca un cavallo ma un puledro. Infatti, viene per la pace e non per la guerra. Viene per liberare dal peccato e non dall'oppressore.
Allora cosa stendiamo ai suoi piedi, se poi restiamo così delusi? Oppure è un rituale da rinnovarsi perché tra otto giorni è Pasqua? Se quest'ultima domanda si fa risposta, allora la settimana non è così santa.
Il Cristo che entra cavalca ciò che è dominato dall'oppressore, dal peccato. però vuole fare l'ultimo viaggio verso il Golgota insieme a ciascuno di noi. Chi è pronto a seguirlo?
Papa Francesco questo ci ha ricordato subito dopo la sua elezione, perché la croce è la prospettiva determinante della vita cristiana, per configurarsi sempre a Lui, per dirsi veramente cristiani.
Quindi, non occorre stendere palme, ulivo, mantelli. Occorre stendere la stessa nostra persona. Cristo non viene per le cose materiali, viene per noi e chi segue il Cristo, il minimo che gli può offrire è la vita.
Questo è impegnativo, coinvolgente e se qualcuno pensa che sia sconvolgente lo è, perché non possiamo essere aridi dentro e fuori di noi: saremo solo puro formalismo a quanto accade o celebriamo. Invece, Cristo è venuto per capovolgere la nostra aridità per favorire la nostra crescita e la docilità allo Spirito Santo.
Certo questo cammino in cui sembra che si spenga ogni nostra speranza, è pieno di prospettiva divina perché vi è la gloria della Risurrezione. Infatti, con Cristo siamo chiamati a vivere della sua stessa vita divina.
Lasciamoci avvolgere dalla stessa Liturgia perché possiamo vivere veramente con Cristo. "Accompagniamo con fede e devozione il nostro Salvatore nel suo ingresso nella città santa, e chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce, per essere partecipi della sua risurrezione.

Buona Settimana Santa a tutti voi!


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