sabato 13 aprile 2013

III DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Risuona ancora una volta l'annuncio della risurrezione!
Siamo al cap. 21 del Vangelo di Giovanni e ci viene presentato il racconto dell'ultima apparizione del Risorto. 
Davanti a noi si presenta un brano molto ricco, pieno di simboli in un contesto dove l'evento Pasqua non ha ancora toccato il cuore.
Il messaggio è sviluppato in due episodi: il primo è il racconto di una pesca (21,1-14); il secondo (21,15-23) è un dialogo tra Gesù e Pietro mentre il discepolo amato rimane sullo sfondo.
I protagonisti, come al sepolcro, sono sempre gli stessi: Pietro e il discepolo che Gesù amava.
C'è un numero simbolico che si ripete, quasi a dirci che ci sta una pluralità di doni e di carismi che possiamo tradurre in ascolto, gratuità, affidamento, missione che sarà la stessa conclusione del brano di questa domenica.
Questo è un dinamismo che scaturisce dalla luce pasquale. Non è facile da accogliere, da vivere, perché brancoliamo nel buio, nella nostra notte oscura.
Ora l'esperienza con il Risorto, vissuta in una normale giornata di fatica, mette in luce che la fede si può vivere sempre in qualsiasi tempo e circostanza.
Il Signore si rivela loro presso il mare di Tiberiade svelando con gradualità il suo mistero e la loro vocazione. Ma cosa significa seguire Gesù? Significa seguire l’Agnello che è stato immolato. Si tratta di percorrere una strada di obbedienza e di croce, la strada di un amore che si fa serio attraverso il dono totale di sé.
In quest'incontro con il Risorto, il nostro buio si trasforma in luce e in quanto tale, diventa missione.
Pietro ne è il prototipo di quest'invio. Egli da amato diventa amante, amante non di qualcuno in modo particolare ma di tutto il popolo, diventa capace di pascolare l’intero gregge che è la Chiesa. E poiché egli ama Gesù, come Gesù darà la vita per le pecore (Gv 21, 18-19).
In quest'invio, c'è un legame con Cristo Gesù, "perché senza di Lui non si può far nulla". Infatti, il Risorto è presente nella condivisione e non per il semplice fatto che è invocato. La missione è sua!
A noi resta imparare con umiltà. Pietro ha imparato a dire sì nell’umiltà. Non è nato santo! Non voleva neanche farsi lavare i piedi dal suo Signore, non lo riteneva giusto. Ha camminato tanto e ha imparato da ciò che ha vissuto e patito per essere vero discepolo del Maestro.
Attenzione, il discepolo che Gesù amava esce di scena, in maniera silenziosa. Nessuno sa nulla di lui, però ci sta un'invito: "seguimi": è l'invito finale che Gesù rivolge a Pietro. E' l'invito che si ripete sempre, tutti i giorni, ad ogni cristiano. L'invito si ripete all'insegna della carità, dell'amore.
E' l'invito a rimanere suo discepolo fino in fondo, per imparare a conoscere l'Amore senza limite di Gesù, per essere con lui e come lui fino alla morte (cfr. 13,36).

Buona Domenica nel Signore a tutti voi!

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