sabato 9 novembre 2013

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Gesù rispose ai sadducei: «Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi» (Luca 20,38).
Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Stiamo per concludere il ciclo dell'anno liturgico e, in quest'ultime domeniche, il tema su cui meditare riguarda le ultime realtà, la risurrezione.

Siamo anche nella chiusura dell'ottavario dei defunti e la Parola di Dio oggi ha da dirci ancora qualcosa riguardo al tema della morte e della vita eterna. 
E' una verità di fede, quella propostaci dalla Liturgia domenicale. Puntualmente questa verità la professiamo: "Credo la risurrezione della carne, la vita eterna".
Forse siamo troppo presi dalla quotidianità della vita per non badarci. Viviamo una vita frenetica e piena di preoccupazioni, per cui dimentichiamo la dimensione futura della nostra esistenza o come diceva il beato Giovanni XXIII: "viviamo sulla terra, ma siamo creati per il Cielo".
Questa domenica si presenta come quel parcheggio-sosta che troviamo lungo l'autostrada, una sosta per riposare sulla Parola e meditare sul fine di felicità ultima, oltre i confini della miseria umana. Del resto, anche nel Vangelo, anche se sadducei e farisei tendevano tranelli a Gesù, in pratica, qui, non chiedevano altro che senso ha per l'uomo essere al mondo. Domanda di sempre!
Il credere nella vita eterna, nella risurrezione non è qualcosa di superato, non appartiene al passato, è un atto di fede attuale e pieno del suo valore per la vita di oggi.
Quest'argomento, come abbiamo ascoltato dalla Parola di Dio, era conosciuto già nell'AT. La vita eterna non è una ripresa della vita presente, come sostenevano i farisei. Non è una questione di legge, ma di vita nello Spirito, di comunione con Dio. Muore la vita del corpo, muore ciò che è umano, ma rimane la vita dello spirito. Rimangono le opere buone, quel "sì" che nella quotidianità si traduce in amore.
La vita terrena, infatti, è una continua attesa di amore all'infinito. “Se oggi non sappiamo attendere più, è perché siamo a corto di speranza” (Tonino Bello), non sappiamo amare. 
Nella seconda Lettura, san Paolo sottolinea la vita eterna come il grande dono di Dio che è "una consolazione e una buona speranza" (2Ts 2,16).
Dio ci ama e il suo amore sarebbe pura illusione se ci venisse a mancare proprio in quel momento cruciale della nostra vita terrena. Egli non sarebbe più il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe ma solo il dio dei morti.
Dio è vita e chi crede in lui vive con Lui e per Lui. Questo è un tesoro che portiamo, o come dice san Paolo un seme di gloria, incorruttibile, seminato in noi perché possediamo le primizie dello spirito (Rm 8,23; cfr. 1Cor 15).
Quindi, la risposta di Gesù è fondamentale ancora oggi: Dio è un Dio vivo per uomini vivi. La nostra fede ci dice che Cristo è risorto. E' Lui la sicurezza della nostra vita oggi. Da questa certezza nasce la gioia e la pace. 
La vita non fallisce perché è salva dalla morte, la certezza che ogni uomo vivrà in lui. "Rimanete saldamente attaccati ai grandi valori dello spirito, che soli possono assicurare la vera felicità e prosperità" (beato Giovanni XXIII).

Buona Domenica nel Signore!


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