sabato 14 giugno 2014

SANTISSIMA TRINITA' (ANNO A)

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!



Celebriamo un grande mistero della nostra fede: la festa della Santissima Trinità. Durante la liturgia, facciamoci caso, spesso nella preghiera ritorna il senso di questa celebrazione.
Per capire la dimensione di Dio uno e trino, la liturgia ci presenta una parte della conversazione di Gesù con Nicodemo, dove in pochi, concentratissimi versetti, l’evangelista ci conduce nel cuore della rivelazione, dell’annuncio (kerygma) di salvezza, proclamato, testimoniato e realizzato da Cristo. Parole, queste di Giovanni, che ogni cristiano conosce bene per averle sentite decine, centinaia, forse migliaia di volte, per essere queste uno dei fondamenti più alti della fede.
Parlare (o capire il mistero) della Trinità forse non è facile. Se ci rifacciamo alla Sacra Scrittura non troviamo questa parola e neanche una teologia trinitaria ben approfondita. troveremo però la Sua presenza.
Credo però, al di la delle fonti, che un riferimento lo possiamo cogliere dalla vita, un motivo molto semplice; perché quando si parla di Dio non si può parlare che di Dio amore, di Dio unità.
La nostra vita è come Nicodemo, di notte, nel buio della nostra esistenza ci rechiamo da Colui che può rivelarci questo mistero, che può aiutarci ad entrare nel mistero d'amore, a conoscere Dio.
Dal vangelo possiamo cogliere due aspetti della pienezza di Dio: trinità e unità. Il primo aspetto mette in risalto quanto san Paolo dice nella seconda lettura: "la grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo".
Il secondo parla di unità. Non solo, però, in senso ecumenico ma trovare unità in tutti i cuori: quella pienezza e perfezione di Dio. Ciò significa "essere perfettissimamente unito alla santissima volontà di Dio, e chi è più unito e trasformato in questo divinissimo beneplacito, quello è il più umile, il più povero di spirito, il più perfetto, il più santo" (San Paolo della Croce).
Oggi, anche tra i cristiani stessi vi sono molti divisioni. C'è bisogno di una purificazione della fede e della preghiera.
Oggi la preghiera è in crisi, non in quanto si prega poco (anche per quello) ma della vera preghiera. "Pregare deve diventare un far propria la forma ecclesiale: cioè deve condurre a lasciarsi convocare e amare, giudicare e salvare dal Signore" (B. Secondin) e questo lo possiamo fare solo se abbattiamo gli idoli della nostra ferialità per ritrovare il volto puro di Dio, così come ci è offerto dalla Parola.
Nicodemo va da Gesù di notte, perché Egli che è la luce può aiutarlo nella purificazione interiore, fino arrivare a dire come Giobbe: "Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto" (Gb 42,5).
Anche noi siamo nella stessa barca di Nicodemo, anche noi chiamati alla stessa meta di Giobbe. Per arrivarci abbiamo bisogno di fare una preghiera di lode pura, una preghiera del cuore per poterci mescolare anche noi in quel mistero d'amore. Infatti, “l’uomo vero è la mescolanza e l’unione dell’umano e del divino” ( S. Ireneo). Dio e l’uomo: due persone in continua relazione di amore. L’uomo cerca Dio perché è da prima cercato da Dio. "In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: «Perché di lui anche noi siamo stirpe»" (At 17,28).
Insieme alla beata Elisabetta della Trinità preghiamo così: O mio astro diletto, affascinami cosi che io non mi possa sottrarre mai più al tuo irraggiamento. Fuoco ardente, Spirito di amore, vieni in me e fa’ della mia anima un’incarnazione del Verbo. E tu, o Padre, chinati sulla tua povera, piccola creatura, coprila con la tua ombra!

Buona festa della Santissima Trinità a tutti voi!



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