giovedì 25 marzo 2010

Venerdì della V settimana di Quaresima

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il Vangelo di oggi racchiude quella tentazione di far tacere il messaggio del Vangelo e l'evangelista Giovanni ce lo descrive come se accadesse nella realtà di tutti i giorni (vedi Gv 10,31-42).
Nel vangelo il Signore svela una grande verità: la vera identità di Gesù è quella di essere “Figlio di Dio”, mandato dal Padre a salvare il mondo. Ma la prova più evidente della sua innocenza e della verità sono i suoi miracoli: il Padre non compirebbe tali opere per mezzo di lui, se Gesù fosse un bestemmiatore. Eppure troveranno un’opposizione caparbia, di malafede gelida e senza scampo.
Ma per noi è vitale, qui e ora, soffermarci sulla ragionevolezza del credere alle opere di Gesù in ordine alla presenza del Padre in lui e al suo dimorare fino ad essere una cosa sola col Padre.
I verbi che vengono qui usati sono due: perché “sappiate” e “conosciate”. A noi interessa dunque comprendere che la nostra fede è una realtà vitale nei nostri giorni, nella misura in cui “sappiamo ” che Gesù è Dio fatto uomo.
Si tratta di un sapere che non viene da vie naturali ma di grazia. Lo sappiamo perché è lo Spirito Santo che realizza e fa crescere questo sapere fino a che noi possiamo dire conosciamo. Si tratta di una conoscenza intima, profonda, sapida, di quella sapienza che mette nel nostro cuore lo Spirito Santo.
Nel Vangelo, Gesù sfugge alle mani di quelli che vogliono catturarlo. Motivo di questo è perché il Vangelo non lo si possiede, lo si vive; la Parola di Dio non la si conosce già, la si scopre, ogni volta nuova e più densa ancora di significato per la nostra vita.
Preghiamo perché il Signore renda il nostro cuore docile per avvertire sempre la Sua presenza in mezzo a noi, presenza di ogni tenerezza e bellezza!