venerdì 21 dicembre 2018

Feria propria del 21 Dicembre

VI GIORNO DELLA NOVENA DI NATALE

Letture del giorno:
Ct 2,8-14; opp. Sof 3,14-17; Sal 32; Lc 1,39-45

O Astro che sorgi, splendore della luce eterna, 
sole di giustizia: vieni, illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte.


L’antifona di questo sesto giorno della novena, contiene dei titoli presi dall'Antico Testamento. Essi nella storia assumono il significato messianico, per essere poi ampiamente confermati nel Nuovo Testamento.
Siamo al 21 dicembre data che indica il solstizio d'inverno, giorno attorno al quale venne fissata la data della nascita di Gesù. 
L'Astro che sorge nei passi profetici è anche il Germoglio... che regnerà da vero re e sarà saggio (cfr. Ger 13,5; Zac 3,8;6,12); sarà riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attività di Dio e immagine della sua bontà (Sap 7,26); per coloro che hanno timore del Signore, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia (cfr. Mal 3,20). 
Quest’evento risplende su tutta la creazione, dove tutto parla di Dio anche se in una storia ormai segnata da luci e ombre: la storia di una gravidanza fuori programma, fuori dal matrimonio, fuori dalla morale corrente… fuori da tutto. Nessuno crederebbe che questa maternità sia un dono del Cielo. 
Maria è la donna audace che vuole incontrare l’impossibile di Dio. Ella parte e affronta la fatica della vita. Per l’anziana parente sarà provvidenziale la visita della Madre di Dio in questi ultimi mesi di gestazione. Però Maria è cosciente di non essere sola: con lei ci sta il Verbo di Dio. 
Alla cugina Elisabetta si presenta come un ostensorio della Parola e della volontà divina che si sono incarnate, anche se Maria non conosce lo sviluppo degli eventi attorno al quale ora lei vive. L’unica certezza che ha, in pieno abbandono, è quella di aver assunto la responsabilità di tutta la storia della salvezza, mentre il cuore di questa storia di salvezza vive e cresce nel suo grembo in attesa di uscire da lei e percorrere le strade della vita. 
Intanto si realizza un incontro. È significativo l’incontro delle due madri. Ci ricorda subito che siamo voluti e nati da una relazione e che Dio viene nelle nostre relazioni, anche mediato da persone, da incontri, da dialoghi, da abbracci. Qui nasce per noi una domanda: i nostri incontri sono veri? Segnano la nostra vita?
L’incontro tra Maria ed Elisabetta non è né banale né superficiale, non è facile né immediato. Infatti, lo troviamo al termine di un lungo cammino in salita.
Quest’incontro è vero, perché nutrito della Parola di Dio che in qualche maniera “obbliga” ad uscire dalla propria casa, dai propri schemi, a volte rigidi e spessi come le pareti di un antico castello. Per incontrare occorre uscire e salire, superando le montagne di pregiudizi che facilmente si è tentati di frapporre.
L’incontro delle due madri è avvolto da una grande gioia: Gesù, non ancora nato, si è già scelto il precursore. Qui inizia una nuova relazione tra l’Antico e il Nuovo Testamento: la pienezza dell’Antico, rappresentato da Giovanni, viene elargita dal Nuovo, incarnato in Gesù. Un giorno Giovanni dirà: “Colui che viene dopo di me, mi è passato avanti, perché era prima di me” (Gv 1,15). 
Il Veniente è il nuovo Astro cantato da tutta la Chiesa. È un infinito splendore. Viene dall’Alto e il suo nome è “Luce da Luce”, “Splendore di luce eterna e Sole di Giustizia”.
Quest'ultima fa parte della profezia annunciata: quel giorno in cui «ci visiterà un sole che sorge dall'alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,78-79). Così esclama Zaccaria alla nascita di quel bambino che sarà chiamato profeta dell'Altissimo perché andrà dinanzi a Lui a preparargli la strada (cfr. Lc 1,76). Quel bambino che ha sussultato di gioia già nel grembo di sua madre quando l'ha raggiunta il saluto della Madre del Signore (cfr. Lc 1,44) è inondato dall’Astro del Cielo, quasi a dire: finalmente «il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1).
Finalmente nel Sole di giustizia che splende su ogni tenebra c’è l’annuncio di Dio che annienterà se stesso fino alla morte e alla morte di croce. 
Finalmente nel Sole di giustizia che sorge sulla notte c’è la verità di Dio che è misericordia, amore che genera, salvezza universale per tutta la storia e per ogni popolo. C’è la luce di Dio che scioglie il buio del cuore ridonandogli la sua luce.
Invochiamo quest’Astro splendente, Gesù, la Stella radiosa del mattino perché venga a riscaldare il nostro cuore affranto, chiuso nel luogo oscuro dell’ignoranza, della menzogna, della mancanza d’amore e ci doni il fulgore della santità.





immagine: http://archivio.forum.virgilio.it