giovedì 20 dicembre 2018

Feria propria del 20 Dicembre

V GIORNO DELLA NOVENA DI NATALE

Letture del giorno: Is 7,10-14; Sal 23; Lc 1,26-38

O Chiave di Davide, scettro della casa d'Israele,
che apri e nessuno può chiudere, chiudi e nessuno può aprire: 
vieni, libera l'uomo prigioniero
che giace nelle tenebre e nell'ombra di morte

L’antifona maggiore di questo giorno ci mostra una Chiave e uno scettro: due simboli regali. Sullo sfondo abbiamo la casa di Davide, dalla quale non sarà tolto lo scettro (cfr. Gen 49,10) di guida e di comando e nella quale al maggiordomo spettava il compito di apertura e chiusura delle porte: «Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire» (Is 22,22). Un compito responsabile e gravoso nella casa reale di Giuda, così come lo sarà nella Chiesa universale affidata alla guida di Pietro al quale Gesù, proclamato Cristo e Figlio del Dio vivente, consegnerà le chiavi del regno dei cieli, per legare e per sciogliere (cfr. Mt 16,15-19).
È sempre Cristo stesso che si rivolge alla chiesa di Filadelfia (cfr. Ap 3,7-8): il Santo, il Veritiero, Colui che ha la chiave di Davide; quando egli apre, nessuno chiude e quando chiude nessuno apre.
Egli è Colui che ci conosce fino in fondo e ci invita alla salvezza attraverso la meditazione fattiva della Parola di Dio.
A nessuno viene chiusa la porta della salvezza! Quando la casa di Davide si è rifiutata di chiedere un segno dal Signore, Dio glielo ha donato ugualmente: la nascita di un figlio, Emmanuele, Dio-con-noi.
Dio è sempre presente nella vita di ogni suo figlio. Egli stesso se ne prende cura, lo protegge e lo custodisce, secondo la promessa.
Questa promessa si realizzerà grazie all’accoglienza, al sì di un’adolescente: Maria. Ella darà alla luce un re, successore di Davide, servo del Signore, che darà la salvezza al suo popolo, anzi, a tutti i popoli della terra, liberandoli dalla prigionia delle tenebre e dell'ombra di morte, spezzando le catene della schiavitù (cfr. Sal 107,10; Is 42,7). “Sarà grande, chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre” (Lc 1,32-33).
Questo è l'annuncio che riceve la vergine Maria mentre stava sbrigando le faccende di casa a Nazareth, un piccolo villaggio sulle pendici del mondo, poco più di duecento abitanti fuori dalle rotte commerciali e dai grandi interessi.
Nella Bibbia questa borgata non la troviamo mai citata. Però secondo alcuni studiosi, a Nazareth vivono i Nazirei, una parte dei discendenti di Davide, fieri della loro appartenenza alla casata da cui, secondo le Scritture, sarebbe dovuto provenire il Messia.
Il racconto dell'incarnazione ci riempie sempre di stupore e di poesia: nella quotidianità Dio chiede ad una acerba adolescente di prestargli il suo corpo, di diventare la “Janua Coeli”, per incarnarsi.
Sant'Ambrogio e San Bonaventura, chiamano Maria “il Libro della Vita nel quale è scritto il nome degli eletti”. Per questo le vengono applicate le parole della Scrittura: “Sollevate, porte, i vostri frontali” (Sal 23,7); “Aprì le porte del cielo” (Sal 78,23); “Questo luogo non è altro che la porta del cielo” (Gen 28,17).
Maria non è una dea, ma la più piccola delle ragazze di paese dove si è posato lo sguardo amoroso di Dio. Questa è la logica di Dio che innalza sui troni gli umili e abbatte l'orgoglio dei superbi.
Anche Maria fa il suo discernimento dinanzi alla Parola. Senza nessun timore chiede informazioni, non vive sulle nuvole, sa bene cosa significa affrontare il futuro. Ella è Colei che apre le porte della sua casa, accoglie il messaggero divino, accoglie la potenza dell'Altissimo che la copre con la sua ombra, ed esprime la piena adesione al suo disegno salvifico: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38).
Maria è la concretezza di cosa significa assumersi la responsabilità di rendere viva, nella quotidianità, la presenza di Dio. 
Maria con il suo sì pratica un sentiero e rompe ogni indugio. Ora la sua vita è di Dio. È grazie a quel “sì” che Colui che ci libererà dalla prigionia delle tenebre e della morte in Lei si è incarnato!
Facciamo anche noi della nostra vita un continuo “sì” all'opera di Dio in noi. 
Ci aiuti lo Spirito Santo in questo percorso!


immagine: http://caorleduomo.blogspot.com