venerdì 28 ottobre 2022

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

CERCATORI DI DIO
 
 
Un brano evangelico classico quello di questa domenica. La storia di Zaccheo. Una storia che ci appartiene. Chissà quante volte abbiamo sentito commentare questa storia d’amore vissuta da Zaccheo il cui nome è tutto un programma, ma non corrispondeva a quanto svolgeva nella sua vita. Zaccheo, infatti, era uno strozzino autorizzato.
La vita di Zaccheo era colma di desideri, un po' come la vita di ciascuno di noi. Ma portava nel cuore uno in particolare: incontrare Gesù. Il suo desiderio era così forte, che non gli importava nulla e a tutti i costi voleva incontrarlo.
I verbi all'imperfetto usati dall’evangelista Luca non si limitano a descrivere un fatto, ma piuttosto una situazione che dura, una passione che accompagna l'uomo. Nel profondo dell'uomo potente e ricco rimane una domanda, una implorazione che non può essere eliminata se l'uomo è sincero con sé stesso cerca Gesù, cerca di vedere Gesù.
Zaccheo che è entrato nella storia per rendere visibile l'Invisibile “Cercava di vedere Gesù, chi fosse”, così riporta per noi l’evangelista Luca.
Per rendere visibile l’Invisibile, Luca ci mostra la grinta di quest'uomo nel superare i suoi ostacoli: non ha paura della sua piccolezza, non lo vede come un limite; quindi, non fa calcoli sulla sua figura di fronte alla folla, semplicemente decide: “correndo avanti, salì su un sicomoro per vedere Gesù, che stava per passare”.
Zaccheo, sì, era piccolo di statura, la folla non gli permetteva l'incontro ma il suo cuore lo ha inalberato. Egli fa dei movimenti, possiamo dire che la stessa Parola, Gesù, lo porta a muoversi su di un sicomoro e pazientemente aspetta ed ottiene. Da quest’atteggiamento possiamo imparare l’attesa della grazia. Noi che abitualmente siamo gente dell’immediato, la Parola e l’esperienza di quest’uomo ci dicono che bisogna imparare ad attendere pazientemente il dono della Grazia. Attendere con pazienza questo grande dono, ci porta a riconoscere i nostri limiti, ci porta a superare i nostri ostacoli e non solo, la stessa Parola di Gesù ci fa discendere e non ci lascia inalberati. Sull’albero ci sta prima di tutto Gesù, solo facendo il vero incontro noi possiamo salire quell’albero ma con Gesù e non da soli.
Questo è quello che fa Zaccheo ed ottiene l’incontro con il Salvatore. Gesù risponde all’intento di Zaccheo, al suo cuore desideroso e gli risponde dove lui stesso si trova, con la sua storia, con il suo limite, con il suo peccato.
Gesù cerca Zaccheo ed alza lo sguardo per rispondere alla sua ricerca d’amore. Infatti, è l'amore di Dio che continuamente viene riversato nel cuore umano, ed è nell'amore che si rinnova per tutti quest'incontro di salvezza.
Per incontrare Gesù non abbiamo bisogno di stare sui sicomori del mondo, in alto. Solo Gesù, Dio, è Colui che sta in alto. Zaccheo è invitato a "discendere", ad abbandonare la sua autostima, il potere, la ricchezza: solo discendendo potrà accogliere Gesù che gli rivela il senso della sua missione.
Luca descrive la modalità in cui Zaccheo scese dall’albero: “in fretta scese e lo accolse pieno di gioia”. La fretta di cui si parla è quella dell’incontro e non quella di allontanarsi, di cronometrare l’orologio a Messa. È una gioia che nasce nella casa del suo cuore, per questo la sua vita è trasformata.
Purtroppo, come ai nostri giorni, qualcuno ha sempre qualcosa da dire. Nella pagina evangelica di solito sono scribi e farisei che avevano sempre qualcosa da dire. Questa volta tutti, compreso i discepoli, mormorano. E nelle nostre chiese di oggi chi è che mormora? Quelli di prima panca, quelli che pensano di avere una fede irremovibile.
Il Vangelo provoca sempre e chiunque, anche quelli che professano la loro fede in Dio, di coloro che si sentono “a posto con la coscienza”.
In questa provocazione, Gesù rivela il volto di un Dio la cui santità agisce in favore dell'uomo, non separa, non allontana, ma entra nella quotidianità della sua vita, la ama, la salva. È bastato che Zaccheo aprisse il suo cuore, la sua porta: Gesù è entrato, gli ha dato la gioia e lui ha cominciato a donare gioia agli altri. Anche Gesù ha gioito. Egli è un Dio che promuove e non punisce, che gratifica e non umilia, che ama e non è risentito. È un Dio che anche davanti ai fallimenti e alla superbia della vita attende sempre l'uomo perché si converta e viva. La sua pazienza è infinita come infinito è il suo amore per noi.
Questa bella esperienza di Zaccheo ci dice che anche per noi che viviamo una cecità, oggi, viene la salvezza, si ribalta una situazione scabrosa. Dio entra nella nostra storia, nella nostra vita anche nelle situazioni più difficili perché vuole che la nostra vita sia degna di essere vissuta e tutto diventa dono. Questa esperienza d’amore ci dice che anche noi possiamo avere un cuore che cerca Dio, cioè che anche noi possiamo instaurare un rapporto d’amore con Dio e con colui che Egli ha mandato Gesù Cristo.
Allora la Salvezza entrerà nella nostra casa, nella casa del nostro cuore; quindi, scendiamo in fretta accogliendola con gioia!

Buona domenica nel Signore a tutti voi!