mercoledì 2 novembre 2022

XXXII DOMENICA TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

TUTTI VIVIAMO PER LUI
         
 
Sono le ultime domeniche di questo anno liturgico, e ci avviciniamo alla sua chiusura con la festa di Cristo Re. Ascolteremo testi della Parola di Dio che ricalcano i momenti ultimi, che invitano a considerare il futuro, le "realtà ultime" del mondo nel suo insieme, e di ciascun uomo in particolare.
Siamo ancora dentro l’ottavario dei defunti, e questa giornata ci permette ancora una volta di riflettere sul tema della morte, della vita eterna. Forse siamo troppo presi dalla quotidianità della vita per non badarci. Viviamo una vita frenetica e piena di preoccupazioni, per cui dimentichiamo che “viviamo sulla terra ma siamo stati creati per il Cielo”, così come diceva san Giovanni XXIII. Dimentichiamo, insieme ai tanti valori, una verità di fede che ogni domenica professiamo: “Credo la risurrezione della carne, la vita eterna”.
San Paolo ci ricorda che tutto il cosmo è orientato verso un punto di arrivo così come il travaglio della donna è l’attesa di una nascita (cfr. Rm 8,22). Questo è il senso del nostro vivere sulla terra: un passaggio verso la vera vita, piena e definitiva che è la vita eterna.
Purtroppo, quanto accade nell’episodio evangelico odierno, è lontano da questo pensiero, anche se la domanda sull'aldilà è una di quelle questioni che attraversa nel profondo tutta la vicenda umana. Anzi, prima di Cristo le popolazioni non pensavano a un aldilà, alla vita eterna, ma al regno dei morti; in pratica rimanevano legati alla terra anche dopo morte. Per questo i Sadducei, un movimento religioso di intellettuali, gente ricca, gente legata ai beni terreni, che non credevano nella resurrezione e non godevano di grande stima tra il popolo, non contribuivano a quel travaglio che porterà l’umanità al cielo, senza cedere alle ingannevoli lusinghe del mondo.
Il brano di questa domenica, quindi, raccoglie una storia inventata dai Sadducei per mettere in ridicolo Gesù davanti a tutti.
Purtroppo, come nei Sadducei del tempo, anche in molti di noi, “Sadducei” di oggi, cerchiamo di ridicolizzare la religione, come se Dio non esistesse. Infatti, negare la risurrezione è negare l'esistenza di Dio. Infatti, san Paolo ci ricorda: «se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede» (1Cor 15,12-14).
Gesù non cade nel tranello dei Sadducei, non cade mai nei nostri tranelli e da questa risposta: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito».
Con questa affermazione Gesù fa vedere un’ottica diversa non soggetta alla morte, mostrando come l’obiezione dei sadducei contro la risurrezione derivi da una disconoscenza della fedeltà del Dio che si è rivelato ad Israele. Li rimanda perciò alle Sacre Scritture, al libro dell'Esodo, un libro del Pentateuco, accettato dai Sadducei come ispirato da Dio ove si parla della rivelazione divina presso il roveto ardente: «Dio disse a Mosè: Io sono il Dio di tuo padre, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe»
Gesù vuole dire che il legame creatosi durante l'esistenza terrena tra il fedele e Dio non si può spezzare, non può finire con la morte. Gli amici di Dio hanno sperimentato che l'amore del Padre non viene meno neanche davanti alla morte. Ed è anche l’esperienza di Gesù sulla croce: la sua comunione intima col Padre lo ha fatto risorgere.
Questa certezza piena di speranza che Cristo Gesù dona, si basa interamente sulla fedeltà di Dio all’uomo: Egli è l’Amante della vita. E la risposta che Gesù diede ai Sadducei, non risponde solo a quell’interrogativo “di chi sarà moglie? ma anche a un altro interrogativo: “a chi appartiene la mia vita?. “Di chi sarà?.
Noi oggi avanziamo il diritto di appartenere a noi stessi e di vivere come isole, non più come persone che si relazionano, che costruiscono veri legami di fedeltà. E in questo contesto, certamente, prevale l’egoismo, prevale la morte e seminiamo morte anche nel nostro cuore fino ad avanzare il diritto di toglierci la vita.
La vita, ricordiamolo, sussiste se ci sta il legame, la fedeltà, la comunione, la fratellanza, la pace, l’amore e sarà una vita più forte della morte, perché costruita su autentiche relazioni d’amore, perché costruita su chi ha sconfitto la morte: Gesù.
Impariamo allora a costruire la nostra eternità fin da adesso. La nostra fede ci dice che Cristo è risorto. È Lui la sicurezza della nostra vita oggi. Non è un discorso sterile, piuttosto è il vivere da figli di Dio che ci fa sperimentare che il nostro Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti viviamo per lui (Lc 20,38).
Ci aiuti la Vergine Maria a vivere di questa “prospettiva futura” così come preghiamo nell’Ave Maria: “adesso e nell’ora della nostra morte”.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!