giovedì 7 marzo 2024

IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO B)

VENIRE ALLA LUCE


Domenica scorsa
abbiamo visto Gesù che rovesciava il “nostro tavolo religioso” lasciandoci un po’ in balia delle onde, non sapendo come comportarci, faticando a fare il passaggio dal Dio che abbiamo in testa al Dio di Gesù Cristo.
Per risalire dal nostro oblio, in questa IV domenica di quaresima dedicata alla gioia, ci aiuta, in particolare, un personaggio: Nicodemo. Egli va da Gesù di notte, quasi strisciando per non farsi vedere. Egli è un capo dei giudei e un maestro di Israele, appartiene alla cerchia dei farisei, gente dall’osservanza rigorosa della Torah, per cui non va da Gesù di giorno. La ragione profonda però è perché rimase colpito dal gesto provocatorio di Gesù avvenuto nel Tempio e vuole capire il suo messaggio.
Nicodemo è un uomo che da tempo attraversa la sua notte oscura e sa che Gesù è l’unico che può dare risposte di senso alla sua vita. Però bisogna dire a Nicodemo e a quanti come lui che con Gesù non funziona così, perché Egli ti aiuti nella vita non può essere vissuto di notte. La notte, infatti, indica una fede non vissuta. Gesù stesso dice che una lampada accesa non può essere messa sotto il letto (cfr. Mt 5,13-16). Nessuna persona di criterio e di sano raziocinio sarebbe mai disposta a compiere tale azione.
Insieme a Nicodemo è importante interrogarsi sul tipo di fede che stiamo vivendo! Se la nostra fede è vissuta in pieno giorno oppure nella notte. Se la nostra fede è come lampada nascosta oppure posta sopra il lucerniere. Il Vangelo ci dice che una fede che si riduce al nostro intimismo non illumina niente. Allora, di che fede parliamo?
La nostra vita ha bisogno di fare il passaggio dalla notte alla luce per comprendere e vivere il messaggio di Gesù. Nicodemo farà un cammino graduale per comprendere la verità fino ad esporre la sua stessa vita. Lo troveremo nel Sinedrio a difendere Gesù (Gv 7,50-51) e poi ai piedi della croce che insieme a Giuseppe di Arimatea prenderà il corpo di Gesù per porlo nel sepolcro (Gv 19,38-42).
Per maturare in questo percorso di fede, a Nicodemo e anche a noi, viene chiesto di “rinascere dall’Alto”, di ricominciare con una mentalità nuova per poter arrivare al Dio che Gesù è venuto a raccontarci.
A questo serve questo tempo forte dell’anno liturgico: a fare quel passaggio del Dio che abbiamo in testa ad abbracciare il Dio di Gesù Cristo che «ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio» (Gv 3,16). Questo è il punto centrale della storia della salvezza, del rapporto tra Dio e l’uomo. Ecco la grande verità da ricercare: l’amore, l’amore di Dio per tutte le sue creature. Ecco, Dio ti ama tanto dice Gesù. Sappiti amato, sei amato. Sei amato a prescindere, questa è la Sua lieta notizia che ogni giorno ci ripete appena svegli, che ci ripete nelle difficoltà, quando siamo sfiduciati; ecco che possiamo iniziare a volgere lo sguardo verso l’Alto. Noi siamo cristiani perché crediamo che Dio ci ama. Accogliamo questo amore perenne di Dio, facciamo chiarezza del nostro essere cristiano. Non restiamo in balia delle onde, percepiremo meno la salvezza, percepiremo meno l’amore con cui siamo amati, anche se Dio rispetterà la nostra scelta.
Nel Vangelo odierno quest’amore di Dio viene messo a paragone con il segno che Mosè diede a quanti venivano morsi dai serpenti a causa del loro peccato grave contro il Signore: un segno di vita, di liberazione e di guarigione. A maggior ragione di fronte all’innalzamento del Figlio di Dio e tutta l’umanità, avvelenata dal peccato, può guardare a Lui e vivere iniziando da una radicalità di una nuova nascita, di una vita nuova che significa avere la vita del Figlio (cfr. 1Gv 5,12).
Questo si può fare partendo dalla consapevolezza dei propri limiti, mettendosi alla scuola del Cristo Crocifisso per imparare e vivere nella propria storia e nella vita concreta, la Sapienza della croce.
Stare alla scuola del Crocifisso e volgere lo sguardo su di Lui ci indirizza ad assumere una posizione di fede, perché dinanzi allo scandalo della croce, del Dio crocifisso, o si crede o non si crede.  Non possiamo continuare a stare in mezzo ai serpenti che feriscono e avvelenano la nostra esistenza. Non possiamo subirne i vari “morsi”: invidie, risentimenti, diffamazioni senza dimenticare quei morsi che ci facciamo da soli: orgoglio, passioni sregolate, corsa al potere. Solo volgendo lo sguardo verso il Crocifisso saremo curati dal veleno di morte. Solo accogliendo Gesù crocifisso mediante la fede avremo la sua vita e non attraverso la conoscenza della dottrina oppure facendo una serie di pie pratiche.
Penso che Nicodemo sia colui che prende una posizione della fede, che persevera nella fede. Lui non sceglie di rimanere nelle tenebre, anche se queste sono un “boccone facile”, ma sceglie la luce e ci invita a fare come ha fatto lui: rimanere nella luce.
Non è facile rimanere nella luce, perché la luce mette a nudo le nostre opere, anche quelle abitudinarie, mentre le tenebre, il buio, la notte le nasconde. Alziamo allora il nostro sguardo verso il Crocifisso, verso quel dono d’amore smisurato del Padre per mettere a nudo le nostre doppiezze, le nostre viltà. Depositiamo su quella Croce i nostri peccati per godere della luce divina.
Tutti siamo chiamati a formare la nostra vita su questa vera saggezza: non vivere per noi stessi, ma vivere nella fede in quel Dio del quale tutti possiamo dire: “Mi ha amato e ha dato sé stesso per me”. Allora sarà un venire alla luce, un nascere a nuova vita nelle nostre giornate, nei nostri pensieri, nelle nostre azioni per camminare sempre più nella direzione della verità che ci salva e che null’altro è amore gratuito.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!





immagine: https://www.lapartebuona.it/commenti-ai-vangeli-della-domenica/commento-al-vangelo-della-iv-domenica-di-quaresima-a-cura-di-giulio-michelini/